Deve
essere
stato
fisicamente
duro
seguire
Bernardo
nella
continua
costruzione
di nuove
abbazie:
al gelo,
alla
calura o
sotto la
pioggia,
prosciugare
terreni
malsani,
dissodarli,
disboscare
foreste
selvagge,
piantare,
costruire
canali di
irrigazione,
vivendo
intanto in
capanne di
legno,
nutrendosi
di zuppa
di foglie,
costruendo
ricoveri
per
pellegrini
e poveri.
Eppure il
fascino
della sua
presenza e
la
bellezza
di quella
compagnia
erano più
forti
della
fatica. Un
giorno,
raccontano
le
cronache,
in un
momento di
pausa del
duro
lavoro dei
monaci,
mentre
insieme
stavano
pregando,
Bernardo
solleva
casualmente
gli occhi
dal libro
e vede
spuntare
dalle
colline
gruppi di
uomini,
prima da
una parte,
poi da
un'altra.
Sono una
moltitudine.
Vengono a
vivere con
loro. Un
episodio
emblematico
della vita
di
Bernardo.
Che ha
ragioni
semplici e
umanissime.
L'incontro
con
presenze
umane come
lui
scriveva
lo stesso
Bernardo
parlando
dei santi
«suscita
in noi il
desiderio
di godere
della loro
compagnia
così
dolce...
Perché la
speranza
di una
felicità
incomparabile
diventi
realtà ci
è
necessario
il loro
soccorso».
Bernardo è
un amante
appassionato
della
felicità
degli
uomini, si
strugge
per
ciascuno
dei suoi,
uno per
uno.
Vorrebbe
farsi
tutto per
tutti.
Ad un
giovane,
colpito
dalla sua
presenza,
che
vorrebbe
seguirlo,
ma è
spaventato
dallo
«strappo»,
dalla
durezza
della vita
che lo
aspetta e
dall'abbandono
dello
studio,
scrive
accoratamente:
«Credi a
chi ne ha
esperienza:
nelle
selve
troverai
qualcosa
di più che
non nei
libri. La
legna e le
pietre ti
insegneranno
ciò che
non puoi
ascoltare
dai
maestri».
E poi ci
dà quasi
un flash
di una
quotidiana
e cordiale
fraternità:
«Oh, se io
meritassi
d'averti
compagno
nella
scuola
della
pietà,
avendo
Gesù come
maestro!
Come
spartirei
volentieri
con te
quelle
calde
pagnotte
che,
ancora
fumanti,
come
tratte or
ora, per
così dire,
dal forno,
Cristo
rapidamente,
con la sua
divina
prodigalità,
spezza per
i suoi
poveri!».
«Oggi
leggiamo
nel libro
dell'esperienza»
diceva
ancora
Bernardo,
parlando
ai suoi
monaci che
voleva
tener
lontano
dalle
astrusità
delle
chiacchiere
intellettuali
e dalla
vanità del
sapere.
Desiderando
una cosa
sola: «laetitia
in corde
tuo».
Come era
cominciata
la sua
storia?
Degli anni
giovanili
di
Bernardo
si sa
poco. Il
padre e i
fratelli
facevano
tutti il
mestiere
delle
armi. Lui
fu mandato
a studiare
dai
chierici.
Aveva
quattordici
anni
quando
morì sua
madre,
Aletta,
che era
profondamente
cristiana.
Ne fu
molto
addolorato.
Ma che
tipo era
stato da
giovane
Berengario
che
essendo un
discepolo
di
Abelardo
scrisse
una feroce
biografia
di
Bernardo
dice che
nell'adolescenza
si
divertiva
a scrivere
«canzonette
ritmiche e
poemi
spassosi»
e che
cercava di
prevalere
con
l'astuzia
nelle gare
di
letteratura.
Fonti più
attendibili
ci parlano
di un
giovane
molto
sveglio,
con un
certo
senso
dell'umorismo
e che era
attratto
da una
parte
dalle lodi
e
dall'ammirazione
dall'altra
dai
piaceri
carnali:
«un buon
test della
sua
normalità»
commenta
dom Jean
Leclercq.
E
aggiunge:
«Dai
diciotto
ai
ventidue
anni
Bernardo
fa parte
di una di
quelle
bande di
"giovani"
nobili
oziosi che
non
avevano
altra
occupazione
se non
quella di
dedicarsi
alla
caccia, di
guerreggiare
in
conflitti
locali e
da
castello a
castello e
di
partecipare
a tornei,
di
divertirsi
ascoltando
qualche
romanzo e
soprattutto,
pare, dei
fabliaux
(per lo
più
racconti
frivoli,
ndr). Ma
in questo
gruppo di
allegri
compagni,
sembra
proprio
che egli
non sia
soddisfatto
della sola
gaia
scienza».
La traccia
delle sue
inquietudini
sta in
pensieri
come
quelli che
poi dirà
ai suoi
monaci:
«Chi siamo
noi sulla
terra se
non
piccole
formiche
indaffarate
in lavori
inutili e
vani? Che
vantaggio
ha un uomo
da tutte
le opere
per le
quali si
affatica
sotto il
sole?». La
promessa
di una
felicità
più vera e
più grande
porta
questo
giovane
uomo alla
decisione
e al
destino
per cui
era stato
scelto da
Dio come
segno per
quelle
generazioni.
Decide di
entrare
monaco a
Citeaux. E
vuole
portarsi
dietro
tutti i
suoi
fratelli.
Nei primi
mesi del
1112 sono
tutti
impegnati
ad
assediare
il
castello
di Grancey.
Ma un
guerriero
ben più
forte
arriva ad
assediare
loro:
Bernardo.
Il
fratello
maggiore,
Guido, è
sposato,
ma questo
non è
certo un
ostacolo
per
Bernardo,
che vince
il cuore
della
cognata,
cosicché è
lei a
chiedere
al marito
di
permetterle
di farsi
monaca. Si
porta con
sé anche
gli zii.
Il
fratello
minore,
Andrea, è
prigioniero:
riesce a
farlo
liberare.
Insieme ai
suoi
fratelli,
zii e
cugini, si
aggregano
alla
compagnia
anche
altri
amici
(anche qui
ce n'era
qualcuno
già
sposato),
compagni
di armi e
di studi
di
Bernardo,
e suo
padre
Tescelino.
Una
trentina
di uomini
con cui
Bernardo
vive in
una
proprietà
familiare
a
Chatillon
per sei
mesi,
durante i
quali li
entusiasma
alla nuova
vita. Una
mattina di
primavera
del 1112
il
ventitreenne
Bernardo
con tutta
quell'incredibile
compagnia
bussa alle
porte di
Citeaux.
E'
l'inizio
di un
ciclone.
Da allora
tutta
Europa,
tutta la
Chiesa di
Dio,
ruoterà
attorno a
quest'uomo:
è decisivo
per
l'elezione
di
vescovi,
papi e
cardinali,
quando c'è
pericolo
di scisma
o dove
esplodono
eresie.
Non c'è
causa o
problema
ecclesiastico
che non
venga
sottoposto
a «questo
fascinatore
della
gioventù,
che sa
vincere al
suo
monastero
bande di
studenti e
cavalieri»,
come
scrive dom
Patrice
Cousin.
Uno dei
problemi
che si
trovò ad
affrontare
riguarda
l'Ordine
dei
templari,
di cui
oggi e
dopo tanti
secoli si
torna a
parlare e
che molti
ritengono
fondato
dallo
stesso
Bernardo.
[...]
Proprio
dalle
regioni di
Borgogna e
di
Champagne,
particolarmente
segnate
dall'insediamento
di
Chiaravalle,
era
partito il
cavaliere
Ugo di
Payns,
che,
attorno al
1110, con
Goffredo
di
Saint-Omer,
comincia a
sorvegliare
alcune
strade
della
Palestina
per
proteggere
i
pellegrini.
Nell'inverno
fra 1119 e
1120 si
uniscono a
loro altri
sette
cavalieri,
che erano
andati
anch'essi
in
Palestina
per
combattere.
Il re di
Gerusalemme,
Baldovino
II, è
entusiasta
di questa
specie di
fraternitas
laicale
per il
lavoro di
polizia
che
svolge. Dà
a questi
cavalieri
un'ala del
suo
palazzo
reale,
nella
spianata
del
tempio. E
loro
formulano
i voti di
obbedienza,
castità,
povertà e
di lotta a
tutti i
nemici di
Dio nelle
mani del
patriarca
latino di
Gerusalemme.
Ma,
passati
pochi
anni,
all'entusiasmo
iniziale
subentra
la
delusione
e la
perplessità
dovute
all'incertezza
sul loro
status,
alla
mancanza
di nuove
vocazioni,
alla
precarietà
della
situazione
politica e
militare
in
Terrasanta.
E' a
questo
punto, nel
1127, che
il
fondatore,
Ugo di
Payns,
viene in
Europa a
cercare
una
regolarizzazione
dalla
Chiesa, ma
soprattutto
a cercare
Bernardo.
Non è un
caso.
Infatti
Ugo di
Payns
viene dal
castello
di
Montigny,
vicino a
Montbard,
culla
della
famiglia
materna di
Bernardo è
secondo J.
Richard
(Bernard
de
Clairvaux,
Paris
1953), con
cui
concorda
anche dom
Jean
Leclercq
era
parente di
Bernardo.
Inoltre
l'altra
vera
colonna di
questo
gruppo di
cavalieri
era Andrea
di
Montbard,
zio
materno di
Bernardo e
a lui
attaccatissimo
(Andrea
succederà
a Ugo a
capo dei
templari).
Infine,
l'altro
grosso
nome, nel
piccolo
nucleo dei
primi
templari,
è quello
di Ugo di
Champagne,
il conte
della
regione di
Bernardo,
colui che
l'aveva
sostenuto
nella
fondazione
di
Chiaravalle
e di
Trois-Fontaines,
che stava
per
diventare
cistercense
con
Bernardo,
ma poi,
nel 1125,
decise,
essendo
cavaliere,
di
raggiungere
Ugo di
Payns.
[...]
L'insistenza
della loro
richiesta
di aiuto
ha
lasciato
una
traccia
nello
stesso
prologo
del Liber
de laude,
dove
Bernardo
scrive:
«Non una
volta
soltanto,
ma due o
tre volte,
se non
sbaglio,
mi hai
chiesto,
carissimo
Ugo, che
scrivessi
per te e
per i tuoi
compagni
d'arme».
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