I
SETTE VIZI CAPITALI : |
COLPA
E PENA |
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ACCIDIA
L'accidia è il più intellettuale dei
peccati. È il rifiuto della vita, dei suoi pericoli e dei
suoi dolori. E poiché non è naturale dire di no alla vita,
solo l'intelligenza può portare a una simile distorsione e
mantenerla in essere. Ma ciò significa, dire di no alla
bellezza e alla gioia della vita, e condannarsi a un
polveroso, gialliccio e stantio destino di romitaggio,
tanto più odiato e insopportabile, quanto più necessario e
irrinunciabile.
AVARIZIA
L'avarizia è il più devastante dei
peccati. Il possedere non ammette di dividere con altro
l'anima degli uomini, il possedere è tiranno potente. Il
volto vero dell'avarizia è il potere: chi ha può. E chi
più ha, più può. E non è naturale che la vita tenda ad
sempre al di più? e dunque dov'è la colpa nel possedere in
misura sempre maggiore? La colpa del possedere è l'essere
posseduti. Chi brama di possedere, viene posseduto senza
speranza. Alla fine, l'essere posseduti trionfa e il
nostro possedere si sgretola. La colpa non è il possedere,
ma l'abietto mercimonio che si fa di sè stessi, in cambio
del potere. E la pena del possedere è il perdere. Se
stessi prima di tutto.
GOLA
È il più ignobile dei peccati, e
accompagna quelle anime che si ritengono sazie di ciò che
sono, tanto da sacrificare alla propria sazietà ciò di cui
avrebbero così profondamente bisogno. La gola non coincide
con il peso: non sempre chi mangia più del dovuto è
colpevole e non sempre chi mangia meno del dovuto è
innocente. Colpevoli di questo peccato sono invece quei
sazi che si stupiscono di aver ancora fame. La loro colpa
è aver rifiutato il cibo più indispensabile quando fu loro
offerto; la loro pena è implorare quel cibo quando non c'è
più nessuno che gliene può dare.
IRA
L'ira è il più riconoscibile dei
peccati. È un'esplosione incontenibile che viene scatenata
quando per troppe volte o su cose troppo vitali ci viene
detto di no. L'ira è una tempesta che si scatena alla
superficie del nostro essere, accesa però da sommovimenti
profondi di cui raramente siamo consapevoli. Quale sia
esattamente la colpa dell'ira è difficile dire: a volte è
fragilità, debolezza, troppa sensibilità o un sentore
oscuro di una impotenza radicale, che ci divora
dall'interno. A volte è disperazione, desolazione,
frustrazione a cui lasciamo l'anima in pasto. E la pena
dell'ira è il compimento di ciò che essa oscuramente
brama.
LUSSURIA
La lussuria è il più enigmatico dei
peccati. Il più enigmatico proprio perchè sembra così
palese, chiaro e senza ombre. Questo peccato cela allo
sguardo abissi sconvolgenti, sull'orlo dei quali poco
volentieri un uomo desidera soffermarsi. Ed ecco, questo
vizio, così implacabilmente attraente, offre nel suo
calore avvolgente un'occasione per perdersi e rimandare di
un poco ancora, il momento in cui i nostri occhi si
poseranno su ciò che così potentemente ci terrorizza.
La colpa non è cedere al calore avvolgente, ma illudersi
che sia scudo a ciò che ci attende. E la pena è
l'ingigantire di questa illusione.
INVIDIA
L'invidia è il più velenoso dei
peccati. Si insinua nella legittima pretesa - e anche
bisogno vitale - che ciascuno ha di valere qualcosa ai
propri occhi. Come un parassita, si nutre di questa
necessità vitale contaminandola con l' idea che il valere
qualcosa significhi essere il primo. Con la conseguenza
che chi non è primo non vale nulla; e con un'ulteriore
conseguenza per cui chi primeggia ci fa male perché ci
condanna a non esistere ai nostri occhi. Ecco la colpa:
permettere al parassita di fiorire ai danni della pianta.
Ed ecco la pena: l'inesorabilità del parassita che consuma
lentamente ciò che lo sostiene, fino alla rovina di
entrambi.
SUPERBIA
La superbia è il più radicale e
universale dei peccati. Può fiorire ovunque, in qualsiasi
momento, in qualsiasi azione o passione. La colpa si
innesta sul desiderio che ogni vivente ha di essere se
stesso e di giungere al compimento di ciò che è senza
esserlo ancora. E di giungervi con ciò che è e ciò che ha.
Deviare da questo percorso anche minimamente diviene
superbia: autonomia non significa bastare a se stessi e
realizzare se stessi non significa essere soli
nell'universo. La solitudine che basta a se stessa è
quella solo di Dio, e peccare di superbia significa
peccare di divinità. E la colpa è dover sostenere la parte
di Dio senza essere Dio. |
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tratto da
http://www.gesuemaria.it |
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