LA
CATECHESI
Il Papa:
idolatria in agguato
anche fra i credenti |
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Per il Papa,
"l'idolatria è sempre in agguato anche tra i "credenti",
che si illudono di "poter servire due padroni, e di poter
servire l'Onnipotente riponendo la loro fiducia anche in
un Dio impotente fatto dagli uomini". Ma l'idolo rimane
muto: "pensato dall'uomo come qualcosa di cui si può
disporre e che si può gestire con le proprie forze, la
adorazione degli idoli - ha spiegato - anziché aprire il
cuore all'alterità che permette di uscire dagli orizzonti
angusti dell'egoismo, chiude la persona nel cerchio
esclusivo e disperante della ricerca di se"'.
"L'idolatria - ha osservato ancora Ratzinger - è la
continua tentazione del credente che, illudendosi di poter
servire due padroni, tenta di servire l'Onnipotente
riponendo la propria fiducia anche in dio impotente fatto
dagli uomini". Nella sua catechesi di oggi, pronunciata in
buona parte a braccio, davanti a circa 30mila fedeli, Papa
Ratzinger ha ricordato la spiritualità del grande profeta
Elia (alla quale si riferiscono i carmelitani, i cui primi
eremiti iniziarono la vita monastica sul Monte Carmelo
"presso la fonte di Elia"). Modello di preghiera, dunque,
ancora attuale, quello del profeta biblico, che
riproponeva "la priorità del primo comandamento: adorare
solo Dio". "Dove scompare Dio - infatti - l'uomo cade in
schiavitù idolatre come mostrano le diverse forme di
nichilismo".
Al tempo di Elia, ha ricostruito il Pontefice, in Israele
si viveva un "aperto sincretismo" e il popolo "accanto al
Signore adorava anche Baal, l'idolo rassicurante dal quale
si riteneva venisse il dono della pioggia, la vita ai
campi e la fertilità al bestiame: il popolo - dunque -
cercava sicurezza anche nel dio comprensibile e
prevedibile da cui aspettava prosperità in cambio di
sacrifici". Per "provocare la risposta di Dio - ha
osservato il Papa - gli adoratori di Baal giungono a
ferirsi fino a bagnarsi tutti di sangue: gesto
drammaticamente ironico, perché per avere in risposta un
segno di vita dal loro dio si
ricoprono di sangue, che è segno di morte".
"La storia di un profeta è profetica, è l'ombra di un
futuro Cristo", ha poi continuato il Pontefice teologo
sottolineando che "la vera adorazione di Dio è dare se
stesso agli uomini: questo non distrugge ma crea la verità
del nostro essere, ricrea il nostro cuore. Così siamo
adoratori in spirito e verità". "Qui vediamo il vero fuoco
di Dio, l'Amore che guida uomo fino a dono totale di sè.
La vera adorazione di Dio è dare se stesso agli uomini, la
vera adorazione è l'amore che non distrugge ma rinnova,
trasforma". Infatti "il secondo scopo primario della
preghiera - ha concluso Benedetto XVI - è la conversione.
Il fuoco di Dio che trasforma il nostro cuore e ci fa
capaci di vedere Dio e vivere secondo Dio e per l'altro".
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