Templari di San Bernardo
Congregazione laicale cattolico cavalleresca di ispirazione templare
 
 
 
  La Congregazione

 

Templari di san Bernardo

L'Avvento dei Templari

LA SPERANZA

 

Carissimi fratelli, sorelle e amici,
salute, pace e gioia.
E' iniziato l'Avvento, il Signore sta per venire: occorre che ci mettiamo alla sua presenza per andargli incontro con tutto lo slancio della nostra volontà.

Nell'Avvento, « primavera » della Chiesa, dobbiamo destarci per dare nuovi frutti di santità; e fin da oggi l'Apostolo Paolo ci addita il grande frutto dell'Avvento: « gettiamo via l'opera delle tenebre, rivestiamo le armi della luce... rivestitevi del Signore Gesù Cristo ». Se le anime nostre si fossero un poco addormentate o illanguidite nel servizio del Signore, ecco giunto il momento di destarci a vita nuova, di spogliarci con generosità delle nostre miserie e debolezze onde « rivestirci di Gesù Cristo », ossia della sua santità. Per aiutarci a raggiungere tale meta, Gesù ci sollecita col ricordo della sua dolce venuta di Redentore e ci viene incontro con la sua grazia: è la misericordia infinita che si china su noi.

Per rendere fruttuoso questo tempo, in queste quattro settimane, oltre ad invitarvi tutti ad essere uniti nelle nostre attività e a quelle delle Diocesi in cui ci troviamo, vi proporremo alcuni spunti di riflessione e di preparazione utili per il nostro cammino di fede e templare.

LA SPERANZA

Signore, accresci la mia fiducia nel tuo soccorso e fa' che in questa fiducia trovi sempre il coraggio per ricominciare.
Ciò che maggiormente sgomenta le anime di buona volontà, anche di chi intraprende il nostro cammino spirituale e, che vuole applicarsi seriamente alla vita cavalleresca templare, è proprio il ritrovarsi tanto spesso a terra, malgrado i ripetuti e sinceri propositi.
Quando si comincia il cammino, tutti, in genere, sono pieni di coraggio e non dubitano affatto della riuscita; ma la loro preparazione è ancora inadeguata, la loro azione non si è ancora misurata con le esigenze di una virtù più profonda, né conosce le lotte che l'attendono su questa via.
All’inizio del cammino templare ci viene detto che nulla succede a caso, che nulla è impossibile a Dio e che senza di Lui nulla ci è possibile. Alla fine del periodo di noviziato quando ci sentiamo pronti e siamo chiamati ad indossare l’abito e la croce, promettendo a Dio di essere pronti a servire Lui, la Chiesa ed il Prossimo nella Verità, pensiamo di aver superato la prova e che tutto ora sarà piu’ facile.
Ma ecco l'insidia: alla vestizione, oltre al Signore ed ai suoi Angeli è sempre presente anche il nemico: il Demonio. Egli è pronto come sempre ad ingannarci per privarci, con il nostro consenso, dell’amore di Dio. Ecco così che la forza di questo mondo con le sue difficoltà, le sue lusinghe e le sue sfide vengono a mettere alla prova la nostra buona fede. In questo scontro spesso si cade; ci si rialza e si cade di nuovo; ci si rialza ancora e poco dopo ci si ritrova a terra e così via, finché ad un certo punto si affaccia la più perniciosa delle tentazioni: rinunciare all'impresa che ormai appare impossibile.
Quanti Cavalieri e Dame di desiderio, che avevano intrapreso con fervore la salita del monte della perfezione cristiana, mediante i carismi di questo cammino, sfiduciate per il loro continuo cadere o il sentirsi inadeguati, si sono fermati a mezza strada, anzi sono tornati indietro proprio perché non hanno avuto il coraggio di ricominciare da capo ogni giorno, ogni momento la loro battaglia spirituale.

Cari fratelli, per avere il coraggio di non scappare davanti alla nostra miseria occorre anzitutto l’umiltà; ossia bisogna essere convinti che, pur nutrendo alte aspirazioni, siamo uomini fallibili come tutti gli altri. La Sacra Scrittura afferma che « il giusto cadrà sette volte e si rialzerà » (Pro. 24, 16); come dunque possiamo pretendere di non cadere noi, che giusti non siamo?
Il vero male non sta tanto nel cadere, quanto nel non risorgere. Ciò che distingue le anime fervorose e perfino i santi non è l'assenza di qualsiasi mancanza, ma il pronto risorgere dopo ognuna di esse. Quella specie di dispezzo che tante anime provano nel vedersi sempre a terra non è frutto di umiltà, ma di orgoglio. Ciò significa che non sono ancora così convinte della propria miseria da voler contare ancora troppo su se stessi, e Dio, che ci vuole condurre al centro del nostro nulla, per poter agire in noi, ci lascia cadere e ricadere.
Nel piano della divina Provvidenza queste cadute hanno proprio la funzione di persuaderci della nostra miseria; se vogliamo aderire al piano divino non abbiamo che un mezzo: umiliarci; mentre se invece ci scoraggiamo e desistiamo dall'impresa, non facciamo che allontanarci da esso, con nostro danno enorme.
Certi di noi giustificano lo scoraggiamento dicendo che non possono tollerare di offendere Dio. Sta bene, perché la prima condizione richiesta per farci santi è proprio quella di detestare il peccato e di essere fermamente decisi ad evitarlo anche nelle forme più lievi ed a costo di qualsiasi sacrificio. Bisogna però distinguere: questa è la disposizione sincera che dobbiamo sempre coltivare, per cui non tollerare in noi la minima offesa di Dio significa non fare mai pace con i difetti e le mancanze che, nonostante la nostra buona volontà, ancora ci sfuggono.
Anche quando malgrado i nostri sforzi siamo caduti, tale disposizione non ci autorizza affatto a sgomentarci al punto di non essere più capaci di risorgere. Proprio perché non vogliamo tollerare in noi alcuna cosa che dispiace al Signore, non ci arrenderemo mai nella lotta, ma la riprenderemo con vigore appunto per evitare nuove cadute. In questo campo chi si arrende è già vinto. Infatti, se, pur combattendo senza tregua, siamo soggetti a cadere, che cosa avverrà quando cederemo le armi? Sarà sempre meglio lottare zoppicando e con qualche ferita che non lottare affatto.

Noi sappiamo che le difficoltà e gli ostacoli, se messi sotto l’azione meravigliosa della grazia, si trasforma talvolta in aiuti e cooperano meravigliosamente al bene. Siamo certi dunque che nulla succede a caso, che nulla è impossibile a Dio e che senza di lui nulla possiamo fare di buono. Come ci insegna san Paolo: « …sono sicuro che nessuna creatura al mondo ha il potere di allontanarmi dal cammino della santità (verso la santità) ».

Nella misura che noi sapremo essere docili e fedeli alla grazia, Dio ci purificherà, ci affinerà, ci santificherà proprio attraverso le fatiche del mantenere la nostra parola data.

fra Gianni Battini - praeceptor

Per Mariam ad Iesum


 

Scudetto della Congregazione T.S.B.

 

 
   

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