Instaurare omnia in Christo
Dottrina della
Chiesa Cattolica
Giuramento
antimodernista - San Pio X
IL GIURAMENTO ANTIMODERNISTA
Acta Apostolicæ Sedis, 1910, pp. 669-672
IO (NOME). fermamente accetto e credo in
tutte e in ciascuna delle verità definite, affermate e
dichiarate dal magistero infallibile della Chiesa,
soprattutto quei principi dottrinali che contraddicono
direttamente gli errori del tempo presente.
Primo: credo che Dio, principio e fine di
tutte le cose, può essere conosciuto con certezza e può
anche essere dimostrato con i lumi della ragione naturale
nelle opere da lui compiute (cf Rm 1,20), cioè nelle
creature visibili, come causa dai suoi effetti.
Secondo: ammetto e riconosco le prove
esteriori della rivelazione, cioè gli interventi divini, e
soprattutto i miracoli e le profezie, come segni
certissimi dell'origine soprannaturale della religione
cristiana, e li ritengo perfettamente adatti a tutti gli
uomini di tutti i tempi, compreso quello in cui viviamo.
Terzo: con la stessa fede incrollabile credo che la
Chiesa, custode e maestra del verbo rivelato, è stata
istituita immediatamente e direttamente da Cristo stesso
vero e storico mentre viveva fra noi, e che è stata
edificata su Pietro, capo della gerarchia ecclesiastica, e
sui suoi successori attraverso i secoli.
Quarto: accolgo sinceramente la dottrina della fede
trasmessa a noi dagli apostoli tramite i padri ortodossi,
sempre con lo stesso senso e uguale contenuto, e respingo
del tutto la fantasiosa eresia dell'evoluzione dei dogmi
da un significato all'altro, diverso da quello che prima
la Chiesa professava; condanno similmente ogni errore che
pretende sostituire il deposito divino, affidato da Cristo
alla Chiesa perché lo custodisse fedelmente, con una
ipotesi filosofica o una creazione della coscienza che si
è andata lentamente formando mediante sforzi umani e
continua a perfezionarsi con un progresso indefinito.
Quinto: sono assolutamente convinto e sinceramente
dichiaro che la fede non è un cieco sentimento religioso
che emerge dall'oscurità del subcosciente per impulso del
cuore e inclinazione della volontà moralmente educata, ma
un vero assenso dell'intelletto a una verità ricevuta dal
di fuori con la predicazione, per il quale, fiduciosi
nella sua autorità supremamente verace, noi crediamo tutto
quello che il Dio personale, creatore e signore nostro, ha
detto, attestato e rivelato.
Mi sottometto anche con il dovuto rispetto e di tutto
cuore aderisco a tutte le condanne, dichiarazioni e
prescrizioni dell'enciclica Pascendi e del decreto
Lamentabili, particolarmente circa la cosiddetta storia
dei dogmi.
Riprovo altresì l'errore di chi sostiene che la fede
proposta dalla Chiesa può essere contraria alla storia, e
che i dogmi cattolici, nel senso che oggi viene loro
attribuito, sono inconciliabili con le reali origini della
religione cristiana.
Disapprovo pure e respingo l'opinione di chi pensa che
l'uomo cristiano più istruito si riveste della doppia
personalità del credente e dello storico, come se allo
storico fosse lecito difendere tesi che contraddicono alla
fede del credente o fissare delle premesse dalle quali si
conclude che i dogmi sono falsi o dubbi, purché non siano
positivamente negati.
Condanno parimenti quel sistema di giudicare e di
interpretare la sacra Scrittura che, disdegnando la
tradizione della Chiesa, l'analogia della fede e le norme
della Sede apostolica, ricorre al metodo dei razionalisti
e con non minore disinvoltura che audacia applica la
critica testuale come regola unica e suprema.
Rifiuto inoltre la sentenza di chi ritiene che
l'insegnamento di discipline storico-teologiche o chi ne
tratta per iscritto deve inizialmente prescindere da ogni
idea preconcetta sia sull'origine soprannaturale della
tradizione cattolica sia dell'aiuto promesso da Dio per la
perenne salvaguardia delle singole verità rivelate, e poi
interpretare i testi patristici solo su basi scientifiche,
estromettendo ogni autorità religiosa e con la stessa
autonomia critica ammessa per l'esame di qualsiasi altro
documento profano.
Mi dichiaro infine del tutto estraneo ad ogni errore dei
modernisti, secondo cui nella sacra tradizione non c'è
niente di divino o peggio ancora lo ammettono ma in senso
panteistico, riducendolo ad un evento puro e semplice
analogo a quelli ricorrenti nella storia, per cui gli
uomini con il proprio impegno, l'abilità e l'ingegno
prolungano nelle età posteriori la scuola inaugurata da
Cristo e dagli apostoli.
Mantengo pertanto e fino all'ultimo respiro manterrò la
fede dei padri nel carisma certo della verità, che è
stato, è e sempre sarà nella successione dell'episcopato
agli apostoli (1), non perché si assuma quel che sembra
migliore e più consono alla cultura propria e particolare
di ogni epoca, ma perché la verità assoluta e immutabile
predicata in principio dagli apostoli non sia mai creduta
in modo diverso né in altro modo intesa (2).
Mi impegno ad osservare tutto questo fedelmente,
integralmente e sinceramente e di custodirlo
inviolabilmente senza mai discostarmene né
nell'insegnamento né in nessun genere di discorsi o di
scritti. Così prometto, così giuro, così mi aiutino Dio e
questi santi Vangeli di Dio.
1
IRENEO, Adversus haereses, 4, 26, 2: PG 7, 1053.
2 TERTULLIANO, De praescriptione haereticorum, 28: PL 2,
40.
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