PIACENZA
2010
Chiesa di
San Sisto
LE PRINCIPALI RICERCHE
1. Cosa certamente è la Sindone
È un
lenzuolo di lino che ha certamente avvolto il cadavere di
un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso con
chiodi, trapassato da una lancia al costato. Le
tradizionali dimensioni erano riportate come 436 cm di
lunghezza e 110 cm di larghezza fino a tempi recenti. Dal
1998 nelle pubblicazioni ufficiali le dimensioni erano
date come 437 cm per 111 cm. Dopo l’intervento dell’estate
2002, le nuove misure comunicate ufficialmente sono 442 cm
per 113 cm.
Le
macchie di sangue e di siero presenti sono irriproducibili
con mezzi artificiali. È sangue coagulatosi sulla pelle di
un uomo ferito e ridiscioltosi a contatto con la stoffa
umida. Si tratta di sangue umano maschile di gruppo AB che
all'analisi del DNA è risultato molto antico.
Il
sangue è dello stesso tipo di quello riscontrato sul
Sudario conservato nella Cattedrale di Oviedo (Spagna),
una tela di 83 x 52 cm che presenta numerose macchie di
sangue simmetriche, passate da una parte all'altra mentre
era piegata in due. La tradizione la definisce Santo
Sudario o Sagrado Rostro, cioè Sacro Volto. La preziosa
stoffa giunse ad Oviedo nel IX secolo, in un'Arca Santa di
legno con altre reliquie, proveniente dall'Africa
settentrionale. Il sangue presente sul Sudario è umano,
appartiene al gruppo AB e il DNA presenta profili genetici
simili a quelli rilevati sulla Sindone. Il Centro Español
de Sindonologia (http://www.linteum.com)
ha ulteriori informazioni sul Sudario di Oviedo nel suo
website.
Interessante anche il confronto con gli studi compiuti sui
resti del miracolo eucaristico di Lanciano (Chieti). Qui
nel sec. VIII, nella chiesa di san Legonziano, nelle mani
di un monaco basiliano che dubitava della presenza reale
di Cristo nelle specie eucaristiche, al momento della
consacrazione l'ostia diventò carne e il vino si mutò in
sangue. Dalle indagini compiute nel 1970 da Odoardo Linoli,
libero docente in anatomia e istologia patologica e in
chimica e microscopia clinica all'Università di Siena,
risultò che la carne è vero tessuto miocardico di un cuore
umano e il sangue è autentico sangue umano del gruppo AB.
Oltre
al sangue, sulla Sindone c'è l'immagine del corpo che vi
fu avvolto. Questa immagine, dovuta a degradazione per
disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali
del lino, è paragonabile ad un negativo fotografico. È
superficiale, dettagliata, tridimensionale, termicamente e
chimicamente stabile. È stabile anche all'acqua, non è
composta da pigmenti, è priva di direzionalità e non è
stata provocata dal semplice contatto del corpo con il
lenzuolo: con il contatto il telo o tocca o non tocca. Non
c'è via di mezzo. Invece sulla Sindone c'è immagine anche
dove sicuramente non c'era contatto. I suoi chiaroscuri
sono proporzionali alle diverse distanze esistenti fra
corpo e telo nei vari punti di drappeggio. Si può dunque
ipotizzare un effetto a distanza di tipo radiante.
Sotto
le macchie di sangue non esiste immagine del corpo: il
sangue, depositatosi per primo sulla tela, ha schermato la
zona sottostante mentre, successivamente, si formava
l'immagine.
2. Cosa
certamente non è la Sindone
L'immagine non è stata prodotta con mezzi artificiali. Non
è un dipinto né una stampa: sulla stoffa è assente
qualsiasi pigmento. Non è il risultato di una strinatura
prodotta con un bassorilievo riscaldato: le impronte così
ottenute passano da parte a parte, tendono a sparire,
hanno diversa fluorescenza e non hanno caratteristiche
tridimensionali paragonabili a quelle della Sindone.
3. Cosa
non conosciamo della Sindone
Il
meccanismo fisico-chimico all'origine dell'impronta. Si
può ipotizzare un meccanismo come un fiotto di radiazione
non penetrante che si attenua con il passaggio nell'aria,
che diminuisce con la distanza.
4. Perché
la Sindone non può essere medievale
La manifattura rudimentale della stoffa, la
torcitura Z (in senso orario) dei fili, la tessitura
in diagonale 3 a 1, la presenza di tracce di cotone
egizio antichissimo, l'assenza di tracce di fibre
animali rendono verosimile l'origine del tessuto
nell'area siro-palestinese del primo secolo.
Altri indizi: grande
abbondanza di pollini di provenienza mediorientale e
di aloe e mirra; la presenza di un tipo di carbonato
di calcio (aragonite) simile a quello ritrovato
nelle grotte di Gerusalemme; tracce sugli occhi di
monete coniate il 29 d.C. sotto Ponzio Pilato; una
cucitura laterale identica a quelle esistenti su
stoffe ebraiche del primo secolo rinvenute a Masada,
un’altura vicina al Mar Morto. |
Nel
medio evo erano completamente ignorate le conoscenze
storiche e archeologiche sulla flagellazione e la
crocifissione del I secolo, di cui si era persa la
memoria.
L'eventuale falsario medievale non avrebbe potuto
raffigurare Cristo con particolari in contrasto con
l'iconografia medievale: corona di spine a casco,
trasporto sulle spalle del solo patibulum (la trave
orizzontale della croce), chiodi nei polsi e non nelle
mani, corpo nudo, assenza del poggiapiedi. Inoltre avrebbe
dovuto tener conto dei riti di sepoltura in uso presso gli
ebrei all'epoca di Cristo.
Lo
stesso falsario avrebbe dovuto immaginare l'invenzione del
microscopio, avvenuta alla fine del XVI secolo, per
aggiungere elementi invisibili ad occhio nudo: pollini,
terriccio, siero, aromi per la sepoltura, aragonite.
Il
falsario avrebbe dovuto conoscere la fotografia, inventata
nel XIX secolo, e l'olografia realizzata negli anni '40
del XX secolo. Avrebbe dovuto saper distinguere tra
circolazione venosa e arteriosa, studiata per la prima
volta nel 1593, nonché essere in grado di macchiare il
lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante la vita
ed in altri con sangue post-mortale; rispettando inoltre,
nella realizzazione delle colature ematiche, la legge
della gravità, scoperta nel 1666.
Ammessa la conoscenza di tutte queste nozioni
scientifiche, l'ipotetico contraffattore avrebbe
dovuto avere la capacità ed i mezzi per produrre
l'oggetto. È inconcepibile che un falsario di tale
sovrumana levatura sia rimasto completamente
sconosciuto a contemporanei e posteri dopo aver
prodotto un'opera così perfetta; egli avrebbe però
utilizzato una stoffa appena uscita dal telaio, e
quindi medievale, vanificando tutti i suoi poteri di
preveggenza sulle future scoperte scientifiche.
Alla luce delle conclusioni scientifiche attuali,
però, è innegabile che la Sindone abbia avvolto un
cadavere. Sarebbe dunque da ipotizzare non un
falsario-artista, ma un falsario-assassino; le
difficoltà in questo secondo caso non sarebbero
minori. |
Sarebbe
stato impossibile per lo spregiudicato omicida trovare una
vittima il cui volto fosse congruente in diverse decine di
punti con le icone di Cristo diffuse nell'arte bizantina;
e, soprattutto, "pestare a sangue" l'uomo in maniera
adeguata, in modo da ottenere determinati gonfiori del
viso riprodotti nelle icone. Ne avrebbe dovuti uccidere
parecchi prima di raggiungere il suo scopo: sarebbe stato,
quindi, un serial killer imprendibile... Anche altri
particolari, come l'apparente assenza dei pollici e la
posizione più flessa di una gamba, sono in sintonia con le
antiche raffigurazioni del Cristo morto, ma difficilmente
riproducibili con un qualsiasi cadavere.
Procurare alla vittima, ormai deceduta, una ferita del
costato con una lancia romana, facendone uscire sangue e
siero separati, non è assolutamente un esperimento facile
da compiere. Altrettanto arduo sarebbe stato mantenere il
cadavere avvolto nel lenzuolo per una trentina di ore
impedendo il verificarsi del fenomeno putrefattivo,
processo accelerato dopo decessi causati da un così alto
numero di gravi traumi.
Un'altra difficoltà, ma non di minor peso, sarebbe stata
quella di prevedere che da un cadavere si potesse ottenere
un'immagine così ricca di particolari; infine, sarebbe
impossibile togliere il corpo dal lenzuolo senza il minimo
strappo o il più lieve spostamento che avrebbero alterato
i contorni delle tracce di sangue. La realizzazione
artificiale della Sindone è impossibile ancora oggi; a
maggior ragione nel medio evo.
5. Perché
la Sindone è il lenzuolo funerario di Cristo
C'è una
perfetta coincidenza tra le narrazioni dei quattro Vangeli
sulla Passione di Cristo e quanto si osserva sulla
Sindone, anche riguardo ai particolari "personalizzati"
del supplizio.
·
La
flagellazione come pena a sé stante, troppo
abbondante per essere il preludio della
crocifissione (120 colpi invece degli ordinari 21).
·
La
coronazione di spine, fatto del tutto insolito.
·
Il
trasporto del patibulum.
·
La
sospensione ad una croce con i chiodi invece delle
più comuni corde.
·
L'assenza di crurifragio.
·
La
ferita al costato inferta dopo la morte, con
fuoruscita di sangue e siero.
·
Il
mancato lavaggio del cadavere (per la morte violenta
e una sepoltura affrettata).
·
L'avvolgimento del corpo in un lenzuolo pregiato e
la deposizione in una tomba propria invece della
fine in una fossa comune.
·
Il
breve tempo di permanenza nel lenzuolo.
|
Valutando con un calcolo di probabilità 100 affermazioni
che sono state fatte pro o contro l'autenticità della
Sindone, l'ingegnere Giulio Fanti, docente all'Università
di Padova, ed Emanuela Marinelli hanno ottenuto questo
risultato: è più probabile il fatto che esca lo stesso
numero al gioco della roulette per 52 volte consecutive,
piuttosto che la Sindone non sia il lenzuolo funebre di
Gesù di Nazareth.
6. Indizi
congrui con la tesi della Risurrezione
Il
corpo dell'Uomo della Sindone non presenta il minimo segno
di putrefazione; è rimasto avvolto nel lenzuolo per un
tempo di 30-36 ore.
La
formazione dell'immagine potrebbe essere spiegata con un
effetto fotoradiante connesso alla Risurrezione.
Non c'è
traccia di spostamento del lenzuolo sul corpo. È come se
questo avesse perso all'improvviso il suo volume.
7.
Obiezioni sulla datazione radiocarbonica della Sindone
La
datazione è stata effettuata dai laboratori di Oxford,
Tucson e Zurigo. Il risultato, 1260-1390 d.C., è stato
annunciato il 13/10/88 e pubblicato su
Nature il 16/2/1989.
7.1 - Limiti del metodo e controindicazioni
all'applicabilità alla Sindone
·
Alcuni
postulati su cui si basa il metodo vengono oggi
messi in discussione.
·
Esistono casi clamorosi di datazioni errate a causa
di contaminazioni ineliminabili. La mummia egizia
1770 del museo di Manchester, ad esempio, ha fornito
date diverse per le ossa e le bende; queste ultime
sono risultate ad una prima datazione 800-1.000 anni
più giovani delle ossa, ad una seconda datazione
220-460 anni più giovani delle ossa. Successive
datazioni di questa mummia hanno continuato a
fornire risultati contraddittori, forse a causa
delle resine e degli unguenti usati nella
mummificazione.
·
Peculiarità dell'oggetto, che è un "unicum".
·
Il
lenzuolo ha subito molte vicissitudini (incendi,
restauri, acqua, esposizioni all'ambiente esterno,
al fumo delle candele, al respiro dei fedeli, ecc.)
e quindi è andato soggetto ad alterazioni e
contaminazioni. |
7.2 - Perplessità sullo svolgimento dell'esame e sospetti
sulla sua correttezza
·
Esclusione
di alcuni laboratori a vantaggio di altri.
·
Eliminazione
di uno dei due metodi di datazione con il C14.
·
Rifiuto
della collaborazione con altri scienziati e della
multidisciplinarità da parte dei tre laboratori prescelti
con esclusione di tutta una serie di esami, fra cui
l'indispensabile analisi chimica preliminare dei campioni
da datare.
·
Scelta
errata del sito di campionamento: da un unico punto e per
di più da un angolo che è molto inquinato e può essere
stato restaurato nel medio evo. Il chimico Alan Adler
della Western Connecticut State University di Danbury
(USA), membro della Commissione per la conservazione della
Sindone, ha analizzato 15 fibre estratte dal campione
sindonico usato per la datazione radiocarbonica. Dopo un
confronto con 19 fibre provenienti da varie zone della
Sindone, ha riscontrato sul campione usato per la
radiodatazione un grado di inquinamento tale da poter
dichiarare che esso non è rappresentativo dell'intero
lenzuolo.
·
Non tornano
i conti dei pesi e delle misure dei campioni sindonici:
dai dati dichiarati essi pesano circa il doppio di quanto
avrebbero dovuto.
·
Comportamento anomalo dei laboratori e cambiamenti di
protocollo.
·
Farsa del
test alla cieca.
·
Funzione dei
campioni di controllo completamente vanificata
dall'annuncio della loro età.
·
Acquisizione
anomala e fuori protocollo di un campione aggiuntivo.
·
Manca un
verbale delle operazioni di prelievo.
·
Obbligo
della riservatezza infranto.
·
I laboratori
non hanno voluto far conoscere i dati primari dei loro
esami e i protocolli completi del lavoro svolto.
·
Disomogeneità dei tre campioni: secondo il test statistico
di Pearson sulla variabile X² (chi quadro) esistono 957
probabilità su 1000 che la data radiocarbonica ottenuta
non sia quella dell'intero lenzuolo.
·
Per il X²
pubblicato su Nature in riferimento alla Sindone (6,4)
viene arbitrariamente attribuito il livello di
significatività 5. Essendo invece la significatività 4,07,
i valori ottenuti dai tre laboratori sono incompatibili
tra loro e il risultato finale ufficialmente reso noto dai
carbonisti perde di significato.
·
Sarebbe
opportuno ripetere la datazione anche con altri metodi,
come quello dell'analisi del grado di depolimerizzazione
della cellulosa del lino. Essa va però inserita in un
contesto multidisciplinare di altri esami, con controlli
rigorosi di tutte le operazioni.
7.3 - L'incendio e la
patina biologica
L'alta
temperatura raggiunta durante l'incendio di Chambéry (la
cassetta con la Sindone fu avvolta dalle fiamme
nell'incendio del 4 dicembre 1532) può aver provocato
scambi di isotopi che hanno portato ad un arricchimento di
carbonio radioattivo, facendo risultare in proporzione più
"giovane" il tessuto.
Alcuni
batteri operanti sulla superficie del lino possono,
attraverso la loro attività enzimatica, legare
chimicamente gruppi alchilici alla cellulosa. Questi
gruppi contengono carbonio derivato dall'ambiente locale.
Anche quando i batteri vengono rimossi dalla pulizia, le
modificazioni della cellulosa restano.
Va
sottolineato che le trasformazioni del lino dovute
all'incendio e all'azione microbica sono di natura chimica
e non fisica: perciò i solventi e le tecniche di pulizia
usati dai laboratori della radiodatazione, che rimuovono
la contaminazione di tipo fisico, come la sporcizia, non
rimuovono i gruppi contenenti carbonio che si sono
aggiunti, perché questi gruppi formano legami chimici
direttamente con le molecole della cellulosa stessa.
Leoncio
Garza Valdés, ricercatore dell'Istituto di Microbiologia
dell'Università di San Antonio (Texas) afferma di aver
identificato, su un campione di Sindone fornitogli non
ufficialmente da Giovanni Riggi, la presenza di un
complesso biologico composto da funghi e batteri che
ricopre come una patina i fili e non è eliminabile con i
consueti trattamenti di pulizia. Esso perciò avrebbe
falsato la datazione radiocarbonica.
7.4 Un rammendo del XVI secolo
A tre
esperti tessili sono state sottoposte da Joe Marino e Sue
Benford, indipendentemente e senza dire che erano della
Sindone, una serie di fotografie di uno dei campioni
prelevati nel 1988 per la datazione radiocarbonica e della
parte rimasta che non fu utilizzata. Tutti e tre vi hanno
riconosciuto una tessitura diversa da un lato. Secondo i
calcoli della Beta Analytic, uno dei più grandi servizi di
datazione radiocarbonica a livello mondiale, una
mescolanza di 60% di materiale del 1500 con 40% di
materiale del I secolo porterebbe ad una datazione del
1200. La proporzione di materiale più recente è stata
valutata in base a quanto osservato dai tre esperti
tessili.
Interessanti osservazioni sono state condotte da Raymond
N. Rogers, un chimico in pensione del Los Alamos National
Laboratory, New Mexico, USA, che ha fatto parte dello
STURP (Shroud of Turin Research Project), il gruppo di
scienziati americani che esaminò la Sindone nel 1978.
Rogers disponeva di fibre di lino (di cui è composta la
Sindone) provenienti sia dalla zona del prelievo per
l’analisi radiocarbonica (dove fu fatto un precedente
prelievo che fu esaminato dall’esperto tessile belga
Gilbert Raes nel 1973), sia da altre parti della Sindone.
Le
fibre del campione di Raes appaiono rivestite e impregnate
da una sostanza amorfa giallo-bruna, il cui colore varia
di intensità da una fibra all’altra. Le fibre provenienti
dal resto della Sindone non presentano tale rivestimento.
Nel campione di Raes sono state identificate fibrille di
cotone del tipo Gossypium herbaceum, una antica varietà
mediorientale. Nel resto della Sindone ce n’è solo qualche
piccola traccia.
I fili
di Raes, come quelli della tela d’Olanda (cucita come
fodera dalle suore clarisse di Chambéry dopo l’incendio
del 1532) e di lini moderni, hanno molta meno lignina
nelle giunture di crescita rispetto alle fibre del resto
della Sindone. Sono state trovate, nel campione di Raes,
tracce di alizarina (radice di robbia) su cristalli di
calcite e legate ad ossido idroso di alluminio, probabile
residuo di un mordente (allume). Una mistura di mordenti e
alizarina può produrre la tonalità di giallo desiderata.
Queste incrostazioni non si attaccano al lino mentre
ricoprono molto il cotone. Quest’ultimo, dunque, può
essere stato aggiunto per rendere possibile la
colorazione, in modo da rendere più facile il confronto di
colore con il resto della Sindone. All’interno, il centro
del filo di cotone colorato appare chiaro, quindi il
liquido usato era viscoso e fu applicato spalmandolo.
Prima della colorazione, i fili furono trattati con amido.
Il rivestimento delle fibre è quasi certamente una gomma
vegetale gialla, molto probabilmente la gomma Arabica,
usata diffusamente in passato per applicazioni tessili.
La
differenza fra le fibrille del campione di Raes e quelle
del resto della Sindone porta Rogers ad affermare che i
campioni usati per la datazione radiocarbonica non sono
rappresentativi della Sindone.
Rogers
ha inoltre osservato una sovrapposizione nel centro di un
filo del campione di Raes. Un filo più scuro è ritorto in
un filo più grande e più chiaro. Si nota chiaramente una
giuntura. Un “rammendo invisibile” era possibile nel XVI
secolo con grande perizia. Già nel 1982 un filo del
campione di Raes fu datato con il metodo radiocarbonico in
California. Metà filo appariva coperto da amido. Il filo
fu diviso a metà: la parte non inamidata risultò del 200
d.C., mentre la parte inamidata fornì una data del 1200
d.C.
Rogers
ha affermato che un esame di datazione, che misura nel
lino la scomparsa graduale di un composto, la vanillina,
ha trovato che questa era presente nella zona analizzata
nel 1988 ma non nella parte principale della Sindone. Egli
ha affermato che anche le tele trovate con i rotoli del
Mar Morto, che risalgono all’epoca di Cristo, non mostrano
vanillina. Ha valutato che la Sindone potrebbe avere una
qualsiasi età fra i 1.300 e i 3.000 anni.
7.5 - L'irradiamento
Tre
ricercatori italiani, il prof. Mario Moroni, l'ing.
Francesco Barbesino e il dott. Maurizio Bettinelli, hanno
condotto importanti esperimenti su tele di una mummia
egiziana: tali campioni, irraggiati con un flusso
neutronico e successivamente trattati termicamente
simulando l'incendio di Chambéry, sono risultati alla
datazione radiocarbonica più giovani di circa 1100 anni
rispetto alla loro vera età.
Molto
interessanti sono anche gli esperimenti del biofisico
Jean-Baptiste Rinaudo, ricercatore di medicina nucleare a
Montpellier. Secondo questo scienziato, l'ossidazione
acida delle fibrille superficiali della Sindone nelle zone
di immagine, l'informazione tridimensionale contenuta
nella figura, la proiezione verticale dei punti si possono
spiegare con un irradiamento di protoni che sarebbero
stati emessi dal corpo, sotto l'effetto di un apporto di
energia sconosciuta. Gli esperimenti condotti su tessuti
di lino hanno portato a risultati confrontabili con la
Sindone. Interessante il fatto che il successivo
invecchiamento artificiale dei campioni rinforza le
colorazioni delle ossidazioni ottenute. J.-B. Rinaudo
ritiene che gli atomi coinvolti nel fenomeno siano quelli
del Deuterio, presente nella materia organica: è
l'elemento che ha bisogno della minore energia per
estrarre un protone dal suo nucleo, che è formato da un
protone e da un neutrone. È un nucleo stabile, quindi c'è
stato bisogno di un apporto di energia per romperlo. I
protoni prodotti avrebbero formato l'immagine, mentre i
neutroni avrebbero irradiato il tessuto, con il
conseguente arricchimento in C14 che avrebbe falsato la
datazione.
Presso
l’ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e
l’Ambiente) di Frascati (Roma) alcune stoffe di lino sono
state irradiate con un laser ad eccimeri, un apparecchio
che emette una radiazione ultravioletta ad alta intensità.
I risultati, confrontati con l’immagine sindonica,
mostrano interessanti analogie e confermano la possibilità
che l’immagine sia stata provocata da una radiazione
ultravioletta direzionale. Questi risultati sono
compatibili con l'ipotesi di formazione dell’immagine
dovuta ad un effetto corona, poiché l’effetto corona
genera una radiazione ultravioletta. La colorazione del
lino diventa più intensa con il trascorrere del tempo.
Un
altro studio molto importante è stato condotto da un
medico statunitense, August Accetta, il quale ha
realizzato un esperimento su se stesso iniettandosi una
soluzione di difosfato di metilene contenente
tecnezio-99m, un isotopo radioattivo che decade
rapidamente. Ogni atomo di tecnezio emette un unico raggio
gamma che può essere registrato da una apposita
apparecchiatura di rilevamento. L’obiettivo era quello di
realizzare un’immagine provocata da una radiazione emessa
da un corpo umano. Secondo il dott. Accetta, infatti,
l’immagine sulla Sindone potrebbe essere stata causata
dall’energia sprigionatasi all’interno del corpo di Cristo
al momento della resurrezione. Le immagini ottenute sono
molto simili a quelle che si osservano sulla Sindone e
davvero questo esperimento arriva fin sulla soglia del
mistero di quell’impronta che richiama il mistero centrale
della fede.
tratto da Collegamento pro Sindone |