Il servo di Dio
P. Matteo da Agnone (al secolo Prospero Lolli) nacque il
30 novembre 1563 da pii genitori i quali gli imposero il
nome di Prospero. L'educazione, profondamente cristiana
ricevuta dai genitori, gli faceva vedere Dio in tutte le
cose. Risale alla sua adolescenza un episodio drammatico
che segnò profondamente tutta la sua vita futura; mentre
un suo amico gli mostrava un giorno una pistola che egli
aveva nascostamente sottratto a suo padre, partì
accidentalmente un colpo, che lo uccise. Sebbene
innocente, il futuro padre Matteo fu costretto a lungo a
nascondersi e a fuggire a Napoli. In quella grande città,
allora capitale del Regno, frequentò l'Università nelle
facoltà di filosofia e medicina, ma la bellezza
dell'ideale francescano rifulse nella sua mente, ed in
questa luce, preferì farsi cappuccino, per poter conoscere
meglio le verità della teologia e divenire medico delle
anime.
Fece il noviziato a Sessa Aurunca (CE), ma studiò teologia
anche a Bologna dove fu ordinato sacerdote il 20 settembre
1587. E proprio a Bologna nel periodo di preparazione alla
sua ordinazione, si verificò l’episodio “rivelatore” dello
straordinario carisma di liberazione dal demonio ricevuto
da Dio e che avrebbe fatto di lui uno degli esorcisti più
potenti della storia della Chiesa. Mentre un giorno,
infatti, egli se ne stava come al solito raccolto a
studiare e a meditare nella sua povera celletta
francescana, nella chiesa attigua, e a sua insaputa,
alcuni padri stavano compiendo un esorcismo su un’ossessa;
l’ennesimo di una lunga serie per quella poveretta, poiché
il maligno opponeva una strenua e feroce resistenza alla
preghiera della Chiesa. A quel punto, però, il demonio
costretto dalla Potenza di Dio, ammise: ”Se volete che me
ne vada, deve venire qui a pregare fra’ Matteo d’Agnone,
la cui umiltà io non posso sopportare!” Bastò, infatti,
che arrivasse l’umile fraticello perché la donna fosse
liberata. Fu questo l’inizio di una lunga e potente
carriera di esorcista, per cui si calcola che, in tutta la
sua vita, il santo cappuccino abbia liberato non meno di
650 indemoniati. Rientrato a Napoli, si affiliò alla
provincia dei Cappuccini di Foggia, nella quale fu
superiore locale e provinciale, predicatore dotto e
infiammato della Parola di Dio, maestro di preghiera e
modello di ogni virtù. Si distinse per l'amore alla
Madonna della quale difese l'assunzione in anima e corpo
in Cielo quattro, secoli prima della proclamazione del
dogma; ebbe dal Signore il dono della profezia e dei
miracoli, operando, con il solo segno di Croce, tante
guarigioni ad Agnone, a Vasto ed a Serracapriola. Fu
potente esorcista.
Molti dolori fisici, accompagnarono la sua vita e furono
per lui, motivo costante di ringraziamento al Signore.
Tre mesi prima di morire fu assegnato al convento di
Serracapriola (FG) ed i frati di quel convento lo
accolsero con il canto del “Te Deum”, ritenendo una
grazia, che un uomo tanto santo finisse i suoi giorni
presso di loro. Morì infatti santamente il 31 Ottobre
1616. La sua fama di santità si va sempre più diffondendo
ed egli mostra di continuare il suo ministero esorcistico
nei confronti di tanti fratelli e sorelle “disturbati” che
lo invocano con fede. Gli esorcisti in particolare, lo
sentono potentemente vicino. Significativa e
provvidenziale appare la data della sua morte, che sarà un
giorno anche quella della sua festa, quando egli (si spera
al più presto!) sarà prima beatificato e, quindi,
canonizzato. Più volte, infatti, sotto esorcismo, il
diavolo è stato costretto ad ammettere che il giorno della
morte di padre Matteo gli disturba la sua “festa” di
..halloween! La quale ricorrenza al di là dell’ingenua
semplificazione di chi la ritiene una specie di
carnevalata, è il momento in cui si “fatturano” intrugli
satanici e si compiono riti spiritistici sacrileghi,
scellerati e assai pericolosi. Il corpo di Padre Matteo si
trova, come detto, nel convento dei cappuccini di
Serracapriola (FG) dove, per sua intercessione, avvengono
tanti prodigi.
Il vicepostulatore della causa è P. Cipriano De Meo,
decano degli esorcisti
Autore: don Antonio Mattatelli
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