Templari di San Bernardo
Congregazione laicale cattolico-cavalleresca di ispirazione templare
 
 
 
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Storia dell'Ordine dei Poveri Cavalieri di

 Cristo

 

Origini dell'Ordine templare

Nel 1095 a Clermond Papa Urbano II aveva esortato i cristiani a prendere le armi per soccorrere i loro fratelli stabilitisi in Oriente, a quanto si diceva vessati, torturati e uccisi dai Turchi selgiuchidi. A tale richiamo risposero migliaia di soldati e contadini, che unendosi dettero vita alla prima crociata. Dopo incredibili sofferenze ed esperienze orribili i crociati meglio organizzati raggiunsero Gerusalemme, e, nel 1099 la conquistarono con terribile spargimento di sangue.

Inizia, così, nel sangue l'installazione in Palestina e Siria di un nucleo di conquistatori cristiani che portavano usi Occidentali. Verrà riproposta una organizzazione feudale che riproduceva strutture ormai sorpassate in Occidente, arretrate e mantenute in vita da una nobiltà che in patria era ormai emarginata. Essi dovettero subito farsi carico di risolvere il problema della sicurezza militare delle installazioni di quel nuovo regno. Da una parte infatti le forze dell'Islam andavano riorganizzandosi e, premevano alle frontiere in attesa della rivincita, dall'altra gli Occidentali concepivano, come unico modo per dissuaderli, il saccheggio dei loro villaggi. La nobiltà franco - siriaca doveva svolgere opera di mediazione che assicurasse le posizioni acquisite e le consentisse di vivere in modo pacifico. Per vivere pacificamente era necessaria una forza militare stabile: nel 1100 le strade che circondavano Gerusalemme e gli adiacenti luoghi santi non erano sicure, i predoni assalivano i pellegrini provenienti dal porto di Giaffa.

Tuttavia i crociati, una volta sciolto il loro voto non chiedevano di meglio che reimbarcarsi per tornare al più presto in Europa, nonostante la propaganda di quanti erano viceversa decisi a rimanere e a trasformare l'Oltremare nella loro nuova patria. "All'epoca in cui i primi Templari presero i voti la " Santa violenza" era ampiamente accettata, e ben radicata l'idea che i laici potessero raggiungere la salvezza impegnandosi in questa causa. Queste circostante aiutano a comprendere il senso della crescita di un ordine di monaci combattenti simbolo di quella che veniva considerata una religione di pace.

E' dunque possibile identificare gli elementi generatori dell'ordine militare come del movimento crociato entro le tendenze prevalenti all'interno della società cristiana occidentale alla fine dell'XI secolo e agli inizi del successivo. Tuttavia mentre la Crociata fu avviata dal Papa a seguito della predicazione tenuta ad un concilio in Francia, i Templari ebbero origine nella società di frontiera in Outremer, dove entravano in contatto quotidianamente con i Mussulmani" .

Secondo la storiografia più recente gli inizi dell'Ordine templare furono poco appariscenti: un cavaliere di nome Ugo di Payns nell'anno 1118 o 1120 si incaricò di proteggere i pellegrini che da Gaza si recavano a Gerusalemme, con un gruppo di compagni che condividevano le sue aspirazioni: essi ritennero loro dovere e loro missione il porsi a difesa stabile della Terra Santa, delle vie di pellegrinaggio, delle strade, degli Ospizi, delle cisterne e dei pauperes che vi peregrinavano.

La povertà volontaria e la comunione dei beni - secondo la pratica penitenziale del tempo - furono il punto fermo della loro nuova vocazione: rompendo con una tradizione che a livello non solo sociologico, ma anche terminologico, era fortissima, essi poterono dirsi milites e pauperes a un tempo.

Nessun contemporaneo li ritenne così importanti da registrare la loro prima fondazione, solo tre cronisti della seconda metà del dodicesimo secolo, Guglielmo di Tiro (morto nel 1186), Michele il Siriano (morto nel 1199) e Walter Map, (morto tra il 1208 e il 1210), parlarono dell'Ordine alla luce del rilievo assunto da questo in seguito.

La comunità trovò alloggio in un'ala del palazzo di re Baldovino II, che sorgeva nel luogo in cui si riteneva fosse stato il Tempio di Salomone. Il nome di "Militia Templi" gli deriva da quello: in origine il gruppo era denominato "Pauperi milites Christi": Essi pronunciarono i loro voti di castità, ubbidienza e povertà dinanzi al patriarca di Gerusalemme. La loro vita si modellò sulle norme dei "canonici regolari" di Gerusalemme (che avevano assunto la regola di S. Agostino) , ai quali a quel tempo erano legati. I Templari all'epoca erano cavalieri e non un Ordine monastico, non portavano abito ed erano una sorta di terz'ordine laico.

E' da sottolineare come nella primitiva vocazione templare fosse molto forte la componente penitenziale: i cavalieri che accedevano alla fraternitas intendevano essenzialmente scontare i propri peccati. Paul Russet coglie molto bene quest'aspetto e definisce il templare "espèce de croisé à vie, moine armè, laic religieux", evidenziando la situazione paradossalmente anticanonica creatasi con il loro nascere.

I primi passi dei Templari furono duri: anche se in realtà sembra che non fossero nove per nove anni (come sostiene Guglielmo di Tiro nei suoi scritti) essi erano comunque pochi per il compito che si erano prefissati. Il reclutamento di nuovi cavalieri presentava parecchie difficoltà per la penuria di vocazioni, per le perplessità sollevate dallo strano esperimento religioso - militare e per la precaria situazione della Terra Santa crociata. Ciò indusse Ugo di Payns a inviare Andrea di Montbard, zio di Bernardo di Clairvaux e Gundemaro in Francia per pregare lo stesso Bernardo di redigere per loro una regola. Nel 1128 Ugo di Payns stesso si recò al sinodo di Troyes per consultarsi in merito del futuro della comunità: la fraternitas venne ufficialmente approvata dalla Chiesa e fu anche abbozzata, pare col determinante concorso di San Bernardo, la regola, riveduta poi e messa a punto due anni dopo dal patriarca di Gerusalemme. Il gruppo di volenterosi cavalieri erano divenuti un Ordine vero e proprio.

La regola dei Templari, per influsso di Bernardo, risultò modellata su quella benedettina e, in ultima analisi risulta permeata più da principi di tipo monastico che cavalleresco. Nonostante la redazione di una Regola, serpeggiavano ancora i dubbi e le incertezze, le debolezze e i pentimenti.

Per il Demurger i Templari sono innanzitutto dei religiosi che hanno pronunciato i tre voti di obbedienza, povertà e castità: come i monaci essi vivono secondo una regola, ma a differenza di questi essi non pregano e meditano al riparo del chiostro, ma combattono sul campo di battaglia per difendere Dio e la Sua Chiesa. Altri autori sostengono, invece, che i Templari non erano un Ordine monastico votatosi all'ideale della cavalleria crociata, ma erano un Ordine cavalleresco che aveva tratto le sue norme di vita dalla regola di un Ordine monastico. La forza che li animava era l'ideale devoto ai crociati: la consapevolezza di essere guerrieri di Dio, non la pietà monastica. Questo tratta accomunava i Templari agli altri Ordini cavallereschi, per tutti era l'elemento essenziale. Essi divenuti i crociati per eccellenza, se paragonati ai Gerosolimitani e ai Teutonici presentano un fatto caratterizzante: mancano dell'elemento caritativo. La protezione dei pellegrini e il presidio delle strade da questi percorse era, infatti, un compito prettamente militare, non caritativo o organizzativo come quello svolto dagli altri due Ordini, almeno da principio.

L'insediamento dei Templari in occidente riflette la chiara consapevolezza di dover creare una rete di supporto in grado di fornire agli stati crociati nuove forze, entrate regolari e approvvigionamenti di cibo, vestiario ed armi. Nel corso della seconda e terza decade del 1100 i latini d'Oriente si convinsero che l'esistenza dei loro insediamenti dipendeva dall'organizzazione di stabili sistemi di supporto logistico piuttosto che dagli scoppi di entusiasmo per la crociata.

Il riconoscimento dell'Ordine nel 1129 costituì l'evento centrale degli esordi templari, e nello stesso tempo rivestì per la politica orientale di Baldovino II una importanza ingente.

Sviluppo e apogeo

Nel 1136 muore Ugo di Payns e, come accaduto in altri Ordini religiosi, al fondatore è succeduto un organizzatore, Roberto di Craon.

Egli comprese l’importanza di fondare le numerose donazioni ricevute dall’Ordine templare sull’approvazione pontificia. La successiva evoluzione dei Templari, quella più squisitamente politica ed economica, la possiamo ben conoscere, infatti, consultando i documenti relativi ai privilegi concessi all’Ordine dai papi fin da Innocenzo II che fu il “riorganizzatore” dei Templari. La sua Bolla Omne datum optimum del 29 Marzo 1139, secondo la storiografia più recente, sancì un ulteriore passo in direzione della piena indipendenza del Tempio dal potere sia temporale che spirituale, condizione mai consentita al altre comunità ed organizzazione religiose. Ne fu conseguenza quasi necessaria l’invidia e la gelosia nei confronti dei Templari da parte delle altre congregazioni religiose e non.

Questa nascente ostilità, la popolarizzazione dei Templari da una parte e di coloro che li invidiavano dall’altra era destinata ad essere una delle cause della futura rovina dell’ordine che, nel momento del bisogno, non trovò amici.

Nel 1147 Papa Eugenio III, concesse ai Templari di fregiare il loro mantello bianco di una croce rossa, che, già simbolo dei crociati, li riconosce quali soldati di Dio, crociati per eccellenza.

Nel 1170 l’Ordine conta su ben 10 Province di cui 3 in Terrasanta e 7 in Europa. La rapida espansione dell’Ordine era stata possibile sia per il concreto appoggio fornito dalla chiesa con la concessione di privilegi, guarentigie e favori del potere politico, ma anche dai favori dei sovrani della Spagna e del Portogallo, che ricorsero al loro sostegno nelle guerre di “riconquista”contro la pressione musulmana. Molti i signori dell’epoca, i possidenti e i ricchi privati, che pienamente convinti della giusta causa dei Templari si dimostrarono particolarmente generosi in donazioni.

La necessità di gestire ed amministrare tale vasto patrimonio, con il quale si doveva garantire l’invio di denaro e di rifornimenti per la Terrasanta, fece sì che ai compiti militari si aggiunsero compiti di tipo amministrativi. Ma l’immenso patrimonio accumulato dai Templari fu soprattutto il frutto di una sapiente e articolata gestione economica delle risorse di cui l’Ordine poteva disporre. Le terre acquisite per lasciti e testamenti, inevitabilmente sparse, venivano sapientemente fuse con altre attigue tramite permute o acquisti per facilitare il loro raggruppamento, in modo da creare efficienti organismi produttivi.

L’Ordine perseguiva l’obiettivo di valorizzare le potenzialità del territorio e di incrementare le produzioni caratteristiche (vite, ulivi, cereali, bovini e cavalli). L’agricoltura e l’allevamento erano finalizzati a garantire l’autosufficienza delle varie magioni e, rifornire la Terrasanta. Le eccedenze, poi, servivano ad essere vendute al fine di acquistare altri generi quali ferro legno o armi. Fratelli rurali si occupavano dell’agricoltura e dell’allevamento, mentre fratelli di mestiere si occupavano delle stalle ed esercitavano attività quali il fabbro e curavano la manutenzione delle attrezzature.

Ulteriori fonti di ricchezza erano quelle derivanti dalla bannalità, ovvero dal diritto di monopolio e da quello di toloneo, ovvero dal dazio sulla circolazione di merci, dalla imposte di successione sui feudi, dalle sottoscrizioni dalle decime (imposte destinate alla chiesa riservate ai Templari per la difesa della cristianità) dalle elemosine (raccolte una volta l’anno in tutte le chiese) e dai tributi pagati dai governatori musulmani per accordi di non belligeranza.

L’esperienza acquisita nella amministrazione dei loro beni fece sì che ben presto diventassero depositari di beni e soldi altrui, di cui garantivano la protezione e la custodia, poi in seguito nella vera e propria amministrazione di tali beni e infine l’attività di banchieri. In origine l’attività di banchieri era finalizzata alle sole esigenze gestionali dell’ordine, poi ben presto divenne il riferimento di sovrani e nobili, che affidavano la gestione dei loro beni all’abilità amministrativa e finanziaria dei Templari. L’Ordine infatti aveva messo a punto vere e proprie formule bancarie all’avanguardia, quali la corresponsione di denaro liquido a distanza previa esibizione di ricevuta di versamento, prestiti e “lettere di cambio”.

Alla fine del 1200 i Templari erano una potenza economica tale da rappresentare una sorta di stato autonomo, fuori dal controllo di ogni struttura se non quella della Santa Sede.

Declino

L’anno che rappresenta l’inizio della fase di declino dell’Ordine templare è il 1291. In tale anno infatti i Templari, dopo un lungo assedio e una disperata resistenza perdono la città di Acri, ultimo baluardo di difesa della Terrasanta. Le responsabilità della perdita dei luoghi santi saranno addebitate ai Templari accusati di non aver saputo difendere la Terra Santa a causa della rivalità con gli altri Ordini militari. I Templari sopravvissuti trovarono rifugio a Cipro, che diventerà sede centrale dell’Ordine Templare: il nuovo Maestro Jacques de Molay fu eletto sull’isola. Egli resterà a Cipro fino alla fine del 1306, poi nel 1307, chiamato dal Papa, si recherà a Poitiers. La decisione del Maestro de Molay di lasciare Cipro portando con sé il tesoro dell'Ordine a Parigi, appare oggi una scelta infelice che risulterà fatale all'Ordine. I Templari erano ora una sorta di esercito di stanza a Parigi al comando del proprio generale e una tale forza militare senza uno scopo avrebbe potuto un giorno divenire un pericolo. Il Maestro de Molay fu informato dal Papa delle calunnie che andavano diffondendosi sul suo Ordine ed egli stesso richiese l’apertura di una inchiesta per appurare la verità e ristabilire la giustizia. Clemente V deliberò l’inchiesta il 24 agosto 1307: i consiglieri del re la riterranno pericolosa, e, conoscendo bene il Papa temettero che questi non si sarebbe mai schierato contro il potente Ordine. Occorreva pertanto prevenire una possibile assoluzione: fu Guglielmo Imbert, teologo e giurista, consigliere e confessore del re che trovò la soluzione adatta. Egli distinse astutamente le due questioni: il Papa poteva procedere nella sua inchiesta sull’Ordine, ma questo non impediva in alcun modo a lui, Grande Inquisitore, di procedere contro i singoli membri dell’Ordine, giacché chi era sospettato di eresia soggiaceva alla sua diretta giurisdizione anche se appartenente ad un “Ordine esente”. Il re fu ben lieto di trovare nel reticolo del Canone un varco per attuare il suo piano. Il 14 Settembre lettere erano state inviate ai rappresentanti del re in tutta la Francia che ordinavano su richiesta di frate Guillaume, l’arresto simultaneo di tutti i templari per il giorno 13 Ottobre e il sequestro dei loro beni. Il 20 Settembre Guillaume aveva inviato lettere a inquisitori, priori e sotto - priori e lettori domenicani dando loro mandato per agire ed elencando i crimini dei Templari. Egli dopo aver esaminato le testimonianze di accusa aveva chiesto l’assistenza del re secondo la prassi ; il re aveva inviato istruzioni precise sul modo di procedere agli arresti, sul modo di condurre l'inchiesta, preceduta dalla richiesta di assistenza fattagli dall’Inquisitore e l’elenco delle accuse. Pochi riuscirono a fuggire, quei pochi che si sottrassero all’arresto fuggirono il giorno stesso degli arresti. E' opinione unanime che i giudici ecclesiastici e il Papa non furono che strumenti del sovrano. I Templari prigionieri rimasero sotto la giurisdizione del re anche quando si asseriva fossero sotto l'egida del Pontefice. Per via di questo concorso di circostanze, che fu fatale per i Templari, le fasi del processo furono fin dal principio unificate e, nel complesso, storicamente questo processo non può che venire valutato una farsa .
La storiografia recente cita alcuni fattori che avrebbero portato o, almeno accelerato la fine dei Templari:

• esisteva da parte della corona di Francia un fortissimo interesse a sbarazzarsi del potere dei Templari.;
• la debolezza mostrata, durante la cosiddetta cattività di Avignone, dai papi residenti in Francia nei confronti del sovrano francese fu un fenomeno eclatante;
• l'opinione pubblica era molto avversa ai Templari, e, questo giudizio del popolo, fu confermato e sapientemente manipolato dalla propaganda del re Filippo e di Nogaret.
Nel valutare i singoli personaggi gli storici moderni si mostrano concordi: da un lato Filippo, abile calcolatore, disposto a sacrificare quasi tutto alla ragione di stato e a perseguire i propri scopi senza farsi scrupoli morali. Seppe circondarsi di consiglieri anch'essi senza scrupoli che eseguivano il suo volere senza porvi freno, cercando di spingere l'opinione pubblica versi i progetti del re: la propaganda e l'uso del terrore furono mezzi efficaci. Dall'altro lato Clemente V, Papa che non merita certo il titolo di avversario. "Egli era un uomo debole ed emotivo, limitato: pensava in primo luogo ai suoi parenti e si seppe mostrare ostinato solo con pochi potenti. Nei confronti di Filippo il Bello, poi fu accondiscendente come raramente un Papa verso un signore temporale" . Rifiutandosi di tornare a Roma Clemente aveva scelto volutamente di vivere nella sfera di Filippo ed era conscio della sua dipendenza. Era un uomo infermo, le cui energie erano paralizzate da una salute estremamente cagionevole. Non è facile stabilire se Clemente era o meno consapevole dell'innocenza dei Templari, resta il dubbio anche sul fatto se abbia deciso da solo, di sua spontanea volontà, di sciogliere l'Ordine. Eresia ed immoralità sembrarono le accuse migliori per annientare l'Ordine, i ministri la prospettarono e il re si lasciò allettare. Col processo ai Templari Filippo aveva dinanzi il caso ideale: una difesa della fede che al tempo stesso riusciva conveniente allo stato. Annientando i Templari si sarebbe sbarazzato di uno scomodo potere militare che non rispondeva ai suoi ordini e avrebbe salvato le proprie dissestate finanze con i beni e il tesoro della casa del Tempio di Parigi .. Clemente, d'altra parte era circondato da collaboratori poco accorti, si contornava di parenti che, nonostante le ricche prebende di cui li colmava, erano sempre pieni di debiti. Inoltre conduceva una vita che non si addiceva al suo stato, aveva una concubina, la bella Mèlisenda del Perigord, figlia del conte di Foix che gli costava moltissimo . Se il Papa avesse fatto difficoltà Filippo avrebbero potuto minacciarlo di farlo destituire per comportamento indegno, appellandosi al Concilio, visto che non mancavano motivi plausibili. Perché Filippo potesse godere della confisca dei beni che si riprometteva in Francia era necessario che misure simili contro il Tempio fossero prese in tutta Europa e, per fare questo, era indispensabile la cooperazione del Papa. Con la bolla “Pastoralis praeminentia” egli ordinò, il 22 novembre, l'arresto di tutti i Templari e la messa sotto tutela dei loro beni poi con la successiva bolla dell'agosto 1308 “Faciens misericordiam” completerà l'opera. Nell'agosto 1308, quando il papato prenderà in mano il processo, le accuse erano state puntualizzate in 127 articoli che fungeranno da punto di partenza per gli interrogatori .Le imputazioni cercarono di assimilare le pratiche dell'Ordine a quelle degli eretici, in particolare dei Catari e di portare prove della sua perversione a opera dell'Islam. "Collegando stregoneria e magia, Nogaret poteva sperare di sfruttare a proprio vantaggio contemporaneamente sia la tradizione popolare sia le idee diffuse nel mondo degli intellettuali nella seconda metà del XIII secolo" . Gli inquisitori strapparono ai Templari le necessarie confessioni per sostenere tali accuse . Dallo studio fatto da Malcom Barber sugli arresti tra ottobre e novembre a Parigi (138 deposizioni) e in provincia (94 deposizioni), si apprende che si tratta di persone la cui media età era 42 anni: alcuni erano conversi o frati lavoratori. Ben 134 su 138 confermarono le accuse avanzate contro l'Ordine, solo pochi negarono. Tutti ammetteranno qualcosa ma è evidente che le confessioni dei dignitari dell'Ordine furono decisive per la prosecuzione della vicenda. Un concilio generale convocato a Vienne, con la bolla “Regnans in Coelis”, avrebbe giudicato, la soppressione del Tempio. Il Pontefice si era riservato di giudicare i dignitari dell'Ordine, e di destinare i beni di quest'ultimo al servizio della crociata. Nel frattempo tali beni erano rimasti sotto il controllo del re che, su richiesta della Chiesa, aveva la sorveglianza dei prigionieri. In attesa del Concilio che si sarebbe poi tenuto tra la fine del 1311 e il 1312, re Filippo riuscirà ad ottenere dal Papa che fosse nominato vescovo di Sens Filippo di Marigny fratello di Enguerrand la cui devozione per Filippo era assoluta poiché il vescovado di Parigi dipendeva dalla provincia di Sens . Il 10 maggio l'arcivescovo “confondendo in mala fede la procedura impiegata davanti alla commissione apostolica degli otto e quella impiegata davanti alle commissioni diocesane, farà condannare al rogo 54 Templari di Sens che avevano confessato nel 1307 i propri crimini, ma che, poi, difendendo l'Ordine davanti alla commissione degli otto, istituita dal papa, erano ricaduti nell'errore" . Ritrattando le loro confessioni essi, considerati recidivi, furono condannati e arsi vivi alla porta S. Antonio, fuori Parigi il 12 maggio. Altri roghi arsero nei giorni successivi spezzando la resistenza degli altri Templari che rinunciarono quindi a difendere l'Ordine. Il voluminoso dossier ricavato dalle udienze servirà da punto di partenza per il Concilio che sarà dichiarato aperto il 16 ottobre 1311. Il Papa non riuscirà a mantenere il controllo dell'assemblea: la maggior parte dei padri conciliari vorrebbero giudicare e ascoltare la difesa dei Templari , quindi nel marzo 1312, Filippo il Bello , esasperato, dopo aver convocato gli stati generali a Lione e, dopo incontri segreti fra Nogaret, rappresentanti del re e del Papa, il 20 marzo, annuncerà il suo arrivo a Vienne per il Concilio accompagnato dal suo esercito. Il Papa, di sua iniziativa, il 22 marzo con la Bolla “Vox in Excelso” abolirà l'Ordine con un atto amministrativo. Il concilio si prolungherà poi fino al 6 maggio 1312 per il problema della devoluzione dei beni. A tale data l'Ordine non esisterà più, resterà solo il caso dei singoli individui disciplinati dalla Bolla “Considerantes dudum” del 6 maggio1312. Pur avendo riservato a sé il giudizio dei quattro dignitari del Tempio imprigionati a Parigi, Clemente il 22 dicembre 1313 nominerà una commissione di tre cardinali destinata a giudicare in suo nome: vi farà parte anche Niccolò di Frèauville, uomo di paglia del re. Il 18 marzo 1314 de Molay comparirà davanti alle stesse persone con le quali si era rifiutato di parlare, non per essere giudicato ed ascoltato ma solo per assistere alla sentenza, in un Concilio presieduto da Filippo di Marigny. Egli condannerà al carcere perpetuo e severo sia il de Molay che il de Charney, i quali, opponendosi allo stesso arcivescovo di Sens, ritrattarono le loro confessioni: il re immediatamente informato quello stesso giorno, li farà giustiziare su un'isoletta della Senna. Per i posteri le ultime parole del de Molay e del de Charnay restano una prova toccante della loro innocenza e dell'innocenza dell’Ordine: ritrattare significava infatti morte sicura. Il Papa non prese posizioni forse perché era già allo stadio terminale di un tumore allo stomaco e all'intestino: morì a Roquemure il 20 aprile. Il vero erede dei beni del Tempio fu Filippo. Egli presentò al Papa il conto delle spese sostenute per il mantenimento dei Templari durante la prigionia: i Gerosolomitani per entrare in possesso dei beni ereditati dovettero pagargli forti somme che forse superarono il valore dei beni ereditati con la bolla pontificia. I beni dei Templari caddero tutti in mani estranee ad esclusione di quelli gestiti dal re dom Diniz di Portogallo che li amministrò in modo degno e, il 5 maggio 1319 fondò l'Ordine di Cristo a cui consegnò le proprietà dell'Ordine templare intatte e fiorenti . In Francia, Filippo non poté amministrare il bottino sottratto come gli sarebbe stato necessario e nel 1313 fece di nuovo bancarotta. Nel 1313 rispettivamente ad aprile e a Dicembre morirono sia Guglielmo Nogaret che Guglielmo di Plaisians, poi nello stesso anno della morte del de Molay , nell’ autunno 1314 , morirà anche Filippo per una ferita di
caccia.

Conclusioni

Alcuni autori, mettono in risalto, nelle proprie opere, l’aspetto economico dell’Ordine e legano alla ricchezza tutta la vicenda della distruzione dei Templari e della soppressione dell’Ordine. Il denaro fu certamente la causa scatenante, tuttavia anche l’Ordine degli Ospitalieri era molto ricco, ma non per questo subì la stessa sorte. Non mancano gli autori che danno maggior peso all’aspetto politico della vicenda e incentrano su Filippo il Bello e sulla sua visione dello stato tutto il senso delle loro ricerche; essi cercano di dimostrare che alla base della distruzione dell’Ordine dei Templari vi erano ragioni politiche legate all’idea di stato totalitario che sono attribuite al re di Francia e che i Templari contrastavano, forse loro malgrado, a causa della loro forza economica e della loro influenza politica. Alcuni autori incentrano la loro ricerca sulla querelle tra Filippo il Bello e il papa Bonifacio VIII, per dimostrare che, la distruzione dell’Ordine va vista nell’ottica di tale controversia: l’affermazione del potere secolare su quello spirituale. Altri autori sottolineano l’aspetto religioso dell’Ordine, analizzandone l’ortodossia la loro possibile eresia e i presunti aspetti esoterici della loro dottrina. In una materia così controversa non è possibile fare distinzioni nette su tali aspetti. E’ indubbio che in Francia una particolare contingenza politica, alimentata dalle più radicali trasformazioni in seno alla finanza e alla fiscalità del regno, voleva con la soppressione di un ordine religioso come quello del Tempio, rivendicare i diritti del potere civile ed affermare la propria egemonia sulle vecchie strutture clericali. La querelle esplosa tra Filippo il Bello e Bonifacio VIII, non era terminata con la morte di quest’ultimo, anzi era divenuta una controversia di idee che accentuava l’importanza del problema e la gravità degli interessi messi in gioco sia da una parte che dall’altra. La persecuzione dell’Ordine del Tempio ne fu la naturale continuazione. La Francia si dimostra disposta a sostenere Filippo, la cui autorità coincide sempre di più con la frontiere naturali del regno, mentre la feudalità, era stata messa da parte da una potente borghesia, a cui era ormai subordinata. A Filippo spetta l’onore e il merito di essere stato il fautore di quel rinnovamento che nato intorno al 1300 porterà al costituirsi delle grandi monarchie europee. Era inevitabile che i principi di tale radicale trasformazione portasse forzatamente lo scontro ad un livello in cui gli interessi della monarchia e della nobiltà, dello Stato e della Chiesa, erano in conflitto e l’eliminazione del Tempio rientrava in un’ottica “storica ineluttabile”, così come era nella logica delle cose ridurre il peso della nobiltà feudale. Non possiamo quindi limitare l’esposizione al carattere “finanziario” che ha motivato l’eliminazione del Tempio. Se si trattasse solo di questioni economiche legate al bisogno di rimpinguare le casse dello stato perché rivolgere l’azione solo al Tempio quando l’Ordine degli Ospitalieri era molto più ricco? Qualcuno sostiene che quello era solo un primo atto e che forse anche gli Ospitalieri erano nelle mire di Filippo. Tuttavia per lo scalpore del lungo processo ai Templari o forse per la sua morte precoce, la sua azione distruttiva rimarrà circoscritta ai Templari. Certamente Filippo ebbe un ruolo ambiguo e poco definibile nello ”affare” del Tempio, sicuramente sono entrati a far parte del gioco sia aspetti umani , sia politici. I Templari erano cavalieri provenienti dalla nobiltà feudale, orgogliosa del proprio lignaggio e di difficile subordinazione. Si tratta essenzialmente di una questione di potere: il timore che i Templari non si sarebbero asserviti alla monarchia come egli la concepiva. La controversia contro Bonifacio VIII e poi quella contro i Templari aveva uno scopo preciso: dimostrare che il re “era più cattolico del papa”, solo in questo modo il potere civile avrebbe avuto la meglio su quello religioso. L’Ordine cozzava contro il principio di ereditarietà di cui Filippo si sentiva investito e contro il suo potere di re. Filippo il Bello fu , infatti, un promulgatore dei nuovi principi del nazionalismo e della laicità dello stato, intesa come forza libera da ogni ingerenza spirituale. I Sovrani e la Chiesa temevano, più del potere economico, il potere politico dei Templari. Tutta la vicenda può ascriversi quindi al problema di spianare alla monarchia la strada verso una politica assolutistica, di rendere più debole il clero francese, al quale non era difficile misurare la grande potenza del re sul papa e su tutta la chiesa e, quindi, di scegliere la via dell’obbedienza che avrebbe potuto evitare il ripetersi di azioni politiche e giudiziarie pericolose. Per questo il processo ai Templari contribuì a consolidare il prestigio ma, soprattutto il potere politico di Filippo il Bello.
Fin qui è stata esposta la storia dei Templari come è conosciuta per mezzo delle fonti: tutte le altre“storie” che si raccontano e non supportate da documenti certi fanno parte del “mito” che si è creato intorno a loro.


Scudetto della Congregazione T.S.B.

 

 
   

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