Il
tempo di Quaresima
deve
essere innanzi tutto un tempo di preghiera, e la
Chiesa vuole subito mostrarci la preghiera che
deve essere il nostro modello: quella che Gesù
ha insegnato ai suoi discepoli per farli entrare
nella nuova religione da lui apportata. Ciò che
vi è di assolutamente nuovo in questa religione
è che essa ci fa guardare a Dio non più
solamente come al creatore onnipotente, ma come
al Padre nostro. Dio è nostro Padre! Il solo
nome di “Padre” può immergere i nostri cuori
nell’adorazione. Siamo dunque lontani dalle
“ripetizioni dei pagani”. È così liberatorio
pensare che Dio è nostro Padre! Non vi è più
affanno, paura, preoccupazione: vi è la fiducia!
Abbiamo un Padre che conosce tutti i nostri
bisogni. Allora, possiamo pronunciare con Gesù
le parole del tutto disinteressate della sua
preghiera, non pensare più che alla gloria di
nostro Padre, al suo regno, alla sua volontà.
Ma Gesù precisa subito: Padre “Nostro”. Egli
sottolinea così la fratellanza tra tutti gli
uomini che egli è venuto a consacrare per mezzo
del suo sangue sulla croce.
Il “Padre nostro” è una preghiera filiale, ma è
anche la preghiera fraterna per eccellenza. È il
motivo per cui Gesù insiste tanto sul perdono.
Possiamo essere grandi peccatori, possiamo
essere criminali, e dire il “Padre nostro”. Ma a
condizione di voler perdonare tutti, a
condizione di non voler serbare nessun
risentimento nel fondo del nostro cuore. Così,
così solamente, saremo veramente figli del
Padre.
da
Lachiesa.it
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