(di Federico Catani) «È un sacerdote secondo il cuore di Dio». Con queste parole San Pio da Pietrelcina definì padre Candido Amantini, il noto esorcista della Scala Santa morto nel 1992. Oggi, a distanza di vent’anni, i resti mortali del servo di Dio, sono stati portati, in attesa della beatificazione, nella cappella del Crocifisso del Pontificio Santuario della Scala Santa, dove il passionista operò per tanti anni. La traslazione è avvenuta il 21 marzo, con la celebrazione di una Santa Messa presieduta da mons. Marcello Bartolucci, segretario della Congregazione delle Cause dei Santi. Presente anche il discepolo forse più celebre di padre Candido, don Gabriele Amorth.
Padre Candido Amantini fu «un canale sempre aperto della grazia di Dio», come ha sottolineato mons. Bartolucci durante l’omelia. E in effetti, la sua vita lo ha dimostrato. A Roma, per oltre trent’anni, fu degno seguace del fondatore del suo ordine, San Paolo della Croce. Il suo apostolato fu molto semplice eppure straordinariamente efficace. Padre Candido, amico peraltro di padre Enrico Zoffoli, suo confratello, fu un sacerdote di spirito fortemente tradizionale. Celebrava la Santa Messa, confessava, dirigeva anime e praticava esorcismi.
E fu proprio la sua missione di esorcista e di direttore spirituale a renderlo popolare, a dimostrazione del fatto che i fedeli cercano nei sacerdoti figure che li avvicinino al soprannaturale e che possano essere strumenti per far arrivare la grazia di Dio nella vita di ciascuno.
Devotissimo alla Madonna, scrisse Il mistero di Maria, un libro dove, oltre allo studio teologico, traspare tutto l’affetto che nutriva per la Madre di Dio. Esperto di possessione diabolica, veniva spesso chiamato per conferenze e dibattiti sia nelle università, sia in radio e in televisione.
La forte spiritualità di padre Candido Amantini si rivelava poi anche nella pazienza verso le persone in difficoltà che a lui ricorrevano, testimoniando così che la carità non è mai scissa dalla verità e viceversa. Ora il suo corpo può essere meglio venerato dai fedeli e la sua tomba continuerà ad essere meta di pellegrinaggi.
(tratto da Corrispondenza Romana n. 1235 27 marzo 2012)