L’Eucaristia ci chiama ‑ Andiamo ad Ancona
Dai vescovi
italiani l’invito al Congresso eucaristico in programma a
settembre «Una sosta preziosa per tutti»
In vista del
Congresso eucaristico nazionale (Ancona, 3-11 settembre),
i vescovi scrivono alle comunità cristiane, invitandole a
prepararsi all’appuntamento, riscoprendo e custodendo la
centralità dell’Eucaristia: «L’uomo ha necessità di pane,
di lavoro, di casa, ma è più dei suoi bisogni; è desiderio
di vita piena, di relazioni buone e promettenti, di
verità… Aiutiamo a scorgere in Gesù, Parola e pane per la
vita quotidiana, la risposta». Di seguito il testo
integrale del Messaggio d’invito.
08 Febbraio 2011
Fonte come da titolazione,
rilevato da Ciani Vittorio x
l’Ufficio Documentazione Diocesi Piacenza-Bobbio.
Il
Consiglio episcopale permanente
Il Sacramento
dell’altare e la vita quotidiana tema del grande incontro
ecclesiale per porsi «di fronte al Mistero da cui la
Chiesa è generata» «La distanza culturale tra fede
cristiana e mentalità contemporanea sollecitazione per
scelte incisive nel nostro modo di essere credenti»
1. «Signore, da chi andremo?»
( Gv 6,68) è l’icona biblica scelta per illuminare
il nostro cammino personale e comunitario in vista della
celebrazione del Congresso eucaristico nazionale, che si
terrà ad Ancona dal 3 all’11 settembre prossimi.
«Signore, da chi andremo?» è
la confessione che l’apostolo Pietro rivolge a Gesù, a
conclusione del discorso sulla Parola e sul pane di vita,
nel sesto capitolo del Vangelo di Giovanni. È anche la
provocazione che, dopo duemila anni, ritorna come
questione centrale nella vita dei cristiani. In un
contesto di pluralismo culturale e religioso, il problema
fondamentale della ricerca di fede si traduce ancora
nell’interrogativo: «La gente chi dice che sia il
Figlio dell’uomo?… Ma voi, chi dite che io sia?» (
Mt 16,13.15).
Riscoprire e aiutare a riscoprire
l’unicità singolare di Gesù di Nazaret era già l’intento
del Giubileo dell’Incarnazione del 2000, come pure degli
Orientamenti pastorali per il primo decennio del terzo
millennio. Ha accompagnato la scelta di ripartire dal
giorno del Signore, che ha caratterizzato il Congresso
eucaristico nazionale di Bari (2005), ed è stato
riproposto con forza ed efficacia dal Santo Padre
Benedetto XVI al IV Convegno ecclesiale nazionale di
Verona (2006), quando ci ha invitato a far emergere nei
diversi ambiti di testimonianza quel «grande 'Sì' che in
Gesù Cristo Dio ha detto all’uomo e alla sua vita,
all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra
intelligenza; come, pertanto, la fede nel Dio dal volto
umano porti la gioia nel mondo»
.
Sullo stesso cardine dell’unicità
singolare di Gesù deve svilupparsi la nostra azione
pastorale nella catechesi, nella liturgia, nella
spiritualità e nella cultura: occorre ripartire sempre
dalla salvezza cristiana nel suo preminente carattere di
avvenimento, che è l’incontro con il Risorto, Gesù il
Vivente.
Anche il prossimo Congresso
eucaristico nazionale intende collocarsi in questo
cammino: riscoprendo e custodendo la centralità
dell’Eucaristia e la stessa celebrazione eucaristica come
il «culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e,
insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù»
, le nostre Chiese particolari potranno diventare
autentiche comunità di testimoni del Risorto.
Preparato e vissuto così, il
Congresso eucaristico non sarà certo una «distrazione» o
una «parentesi» nella vita quotidiana delle comunità, ma
una «sosta» preziosa per metterci di fronte al Mistero da
cui la Chiesa è generata, per riprendere con rinnovato
vigore e slancio la missione, confidando nella presenza e
nel sostegno del Signore.
2. Anche il Santo Padre Benedetto
XVI, nell’Esortazione post-sinodale Sacramentum
caritatis, avverte la necessità di insistere
sull’efficacia dell’Eucaristia per la vita quotidiana. «In
quanto coinvolge la realtà umana del credente nella sua
concretezza quotidiana, l’Eucaristia rende possibile,
giorno dopo giorno, la progressiva trasfigurazione
dell’uomo chiamato per grazia ad essere ad immagine del
Figlio di Dio (cfr. Rm 8,29s). Non c’è nulla di
autenticamente umano ‑ pensieri ed affetti, parole ed
opere - che non trovi nel sacramento dell’Eucaristia la
forma adeguata per essere vissuto in pienezza»
. Il Papa fa così suo il proposito dei Padri sinodali: «i
fedeli cristiani hanno bisogno di una più profonda
comprensione delle relazioni tra l’Eucaristia e la vita
quotidiana»
.
È questo il punto focale del
prossimo Congresso eucaristico e il senso della proposta
tematica e di approfondimento che si svilupperà sull’arco
della settimana congressuale. Quale pastorale e quale
spiritualità fluiscono dall’Eucaristia per la vita
quotidiana? Quali sono i luoghi della testimonianza che il
cristiano è chiamato a dare di Gesù Parola e pane di
vita negli ambiti del vissuto quotidiano? Quest’ultima
sottolineatura non rimanda a un livello mediocre di
esistenza, bensì mette a fuoco la concretezza e la
profondità della vita, che ogni giorno ci è chiesto di
rispettare e amare come dono e promessa e, insieme, di
onorare con impegno e responsabilità. In questo modo,
viene ripresa e completata la tematica del precedente
Congresso di Bari, Senza la domenica non possiamo
vivere. È l’invito a non dare per scontato il nucleo
essenziale della fede, a tenere aperto il senso del
Mistero che si celebra lungo l’anno nella pratica della
domenica, «giorno del Signore », da custodire anche come
giorno della comunità cristiana e giorno dell’uomo, del
riposo e della festa, tempo per la famiglia e fattore di
civiltà. È forte, infatti, il rischio che una pratica
religiosa assidua resti rigorosamente circoscritta entro
spazi e tempi sacri, senza incidere davvero sui momenti
quotidiani della vita familiare, del lavoro e della
professione e più in generale della convivenza civile. È
doveroso preoccuparsi dei molti fedeli che non partecipano
alla Messa domenicale, ma dobbiamo anche chiederci come
escano dall’Eucaristia domenicale quanti vi hanno preso
parte.
3. «Signore, da chi andremo? Tu
hai parole di vita eterna». Il testo giovanneo rivela
che Gesù è pane disceso dal cielo per la vita secondo una
doppia modalità: non solo come pane eucaristico, ma anche
come pane della Parola di Dio. Nella celebrazione
eucaristica, questi due modi di presenza del Signore
prendono la forma di un’unica mensa, intrecciandosi e
sostenendosi mutuamente. È una sinergia che già i Padri
sottolineavano nei loro commenti alla preghiera evangelica
del Padre nostro, meditando l’invocazione: «Dacci oggi il
nostro pane quotidiano» ( Mt 6,11; cfr. Gv
6, 32.34-35). Basti qui citare sant’Agostino, che così si
rivolgeva ai «catecumeni » o iniziandi alla preghiera:
«L’Eucaristia è il nostro pane quotidiano, ma dobbiamo
riceverlo non tanto per saziare il nostro stomaco, quanto
per sostentare il nostro spirito… Anche quello che vi
predico, è pane; e le letture che ogni giorno ascoltate
nella chiesa, sono pane quotidiano, e gli inni sacri che
ascoltate e recitate, sono pane quotidiano»
.
Con la Costituzione conciliare
Dei Verbum, ripresa dalla recente Esortazione
post-sinodale Verbum Domini, la Chiesa si è
prodigata perché la Parola di Dio fosse portata con
abbondanza al cuore delle celebrazioni liturgiche e in una
lingua percepita dal popolo con immediatezza,
raccomandando al tempo stesso di incrementare la pastorale
biblica non in giustapposizione ad altre forme della
pastorale, ma come animazione biblica dell’agire
ecclesiale, avendo a cuore l’incontro personale con
Cristo, che si comunica a noi nella sua parola
.
Aiutare a scorgere in Gesù, Parola e
pane per la vita quotidiana, la risposta alle inquietudini
dell’uomo d’oggi, che spesso si trova di fronte a scelte
difficili, dentro una molteplicità di messaggi: è questo
l’obiettivo posto al cuore del cammino verso il Congresso
eucaristico. L’uomo ha necessità di pane, di lavoro, di
casa, ma è più dei suoi bisogni. È desiderio di vita
piena, di relazioni buone e promettenti, di verità, di
bellezza e di amicizia, di santità.
Si apre qui un prezioso campo di
lavoro, affinché, nel cammino verso il Congresso
eucaristico e nelle stesse giornate congressuali si
promuovano iniziative di ascolto della Parola, di
meditazione e di preghiera
. A questo scopo, è stato preparato il sussidio
Signore, da chi andremo?
, dove vengono proposte alcune tracce destinate a
sostenere la lettura orante e una più profonda conoscenza
del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni.
Prima delle tante iniziative, che
spesso affaticano e frammentano l’azione pastorale, è
necessario ricuperare anzitutto l’andare e lo stare
con Gesù, credendo nella sua Parola e mangiando il pane
dato da lui stesso.
Troviamo qui il punto nevralgico del
movimento di attrazione che il Risorto esercita
dall’interno della celebrazione eucaristica.
Qui anche noi veniamo attirati nel
dinamismo della donazione che Gesù ha fatto di sé al
Padre, animando la sua intera esistenza fino alla morte in
croce per i suoi e per tutti, e manifestando la sua
bellezza e forza di trasfigurazione nella nostra esistenza
quotidiana.
Non è un caso che Benedetto XVI
richiami il rapporto tra liturgia e bellezza del Mistero
celebrato: «La bellezza della liturgia è parte di questo
Mistero; essa è espressione altissima della gloria di Dio
e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo
sulla terra… La bellezza, pertanto, non è un fattore
decorativo dell’azione liturgica; ne è piuttosto elemento
costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della
sua Rivelazione»
.
Dall’unità di Parola di Dio ed
Eucaristia nasce così un atteggiamento contemplativo, in
grado di dare «forma eucaristica» ai contenuti della vita
quotidiana: il senso di gratitudine per i doni di Dio, la
coscienza umile della propria fragilità, la capacità di
accoglienza e di relazioni positive con le persone, il
senso di responsabilità nei confronti degli altri nella
vita personale, familiare e sociale, l’abbandono in Dio
come attesa e speranza affidabile.
4. Riscoprire l’unità di Parola ed
Eucaristia significa tenere aperta la celebrazione alla
vita quotidiana, tanto nella contemplazione quanto
nell’azione. L’agire che ne consegue è soprattutto la
testimonianza, l’evangelizzazione, la missione. Usciamo
dalla Messa cresciuti nella fede e più responsabili.
Scopriamo così il volto missionario della tematica
congressuale. Sappiamo quanto i cristiani siano
riconosciuti e apprezzati come uomini e donne di carità,
esperti di umanità, socialmente solidali, anche da quelli
che non frequentano la vita della comunità cristiana.
Nello stesso tempo, la presenza cristiana nella società
rischia di non essere presa in considerazione, quando
addirittura non viene contestata, come testimonianza di
Dio, di Cristo Risorto, di vita eterna e di valori
soprannaturali.
Siamo consapevoli e preoccupati del
fatto che oggi si sperimenti una «distanza culturale » tra
la fede cristiana e la mentalità contemporanea in tanti
ambiti della vita quotidiana. Tuttavia, abbiamo compreso
che questa distanza non ha da essere considerata con
fatalismo, ma al contrario come sollecitazione per scelte
incisive nel nostro modo di essere cristiani. Rientra in
questa prospettiva l’opzione di coltivare in modo nuovo e
creativo la caratteristica popolare del cattolicesimo
italiano. «Popolarità» non significa una soluzione di
basso profilo, ma la scelta di una fede che si fa presente
sul territorio, capace di animare la vita quotidiana delle
persone, attenta alle esigenze della città, pronta a
orientare le forme della coscienza civile.
Una sfida in particolare ‑
confermata negli Orientamenti pastorali per il decennio,
Educare alla vita buona del Vangelo
, ‑
intende raccomandare e incoraggiare la declinazione del
tema eucaristico: l’agire pastorale deve concorrere a
suscitare nella coscienza dei credenti l’unità delle
esperienze della vita quotidiana, spesso frammentate e
disperse, in vista di ricostruire l’identità della
persona.
Essa, infatti, si realizza non solo
con strategie di benessere individuale e sociale, ma con
percorsi di vita buona, capaci di stabilire una feconda
alleanza tra famiglia, comunità ecclesiale e società,
promuovendo tra i laici nuove figure educative, aperte
alla dimensione vocazionale della vita.
5. L’Eucaristia per la vita
quotidiana diventa così anche il luogo di germinazione
delle vocazioni. La storia della Chiesa è la grande prova
di questa affermazione: in ogni stagione, l’Eucaristia è
stata il luogo di crescita silenziosa di splendide
vocazioni al dono di sé e all’amore. La ricchezza delle
vocazioni a servizio dell’edificazione comune trova
nell’Eucaristia il luogo di espansione nella dedizione
incondizionata al ministero ordinato, alla vita religiosa
e monastica, alla consacrazione secolare, al matrimonio e
all’impegno missionario. Riscoprire l’Eucaristia come
«grembo vocazionale » è compito della comunità cristiana,
della famiglia ‑ valorizzando non solo i genitori ma anche
i nonni ‑ , di quanti si dedicano all’educazione dei
giovani, dei credenti impegnati nel lavoro, nella
professione e nella politica. Ritroviamo qui un invito
implicito a impegnarci a dare forma e valore all’idea
della «santità popolare», che si manifesta nella vitalità
del costume cristiano, nell’unità della famiglia, nella
qualità educativa della scuola e degli oratori, nella
ricchezza della proposta cristiana rivolta a tutti nelle
parrocchie e offerta nelle associazioni e nei movimenti.
Ciò di cui oggi si sente più bisogno
è proprio rendere visibile giorno per giorno la vita
credente, che è altro rispetto al modo corrente con cui
si esprime il sentire diffuso nella gestione del tempo,
degli affetti e della presenza sociale. Nel cammino verso
il Congresso eucaristico vogliamo impegnarci perché cresca
e sia condivisa una rinnovata spiritualità della vita
quotidiana. È questa la sfida che abbiamo di fronte: lo
stile di vita nuovo dei credenti deve trasparire in tutta
la sua bellezza e piena umanità. La nostra confessione di
fede diviene persuasiva e promettente tutte le volte in
cui noi, discepoli del Signore, testimoniamo con i fatti e
non solo a parole la gioia, la bellezza e la passione di
seguire Gesù passo dopo passo.
6. A dare volto a questo obiettivo
contribuirà anche la dimensione territoriale del Congresso
eucaristico, che coinvolgerà direttamente le diocesi che
compongono la metropolìa di AnconaOsimo:
Fabriano-Matelica, Jesi, Loreto e Senigallia.
Sarà l’occasione nello stesso tempo
di evidenziare il rapporto tra l’Eucaristia e i «cinque
ambiti» della vita quotidiana, individuati a Verona:
affettività, lavoro e festa, fragilità, tradizione,
cittadinanza.
Non sarà trascurata la prospettiva
ecumenica: oltre alle ragioni storiche che legano Ancona
al vicino Oriente, a dare attualità al dialogo tra Chiesa
d’Occidente e Chiese d’Oriente è il fenomeno
dell’immigrazione, con la crescente presenza di comunità
ortodosse nelle nostre terre.
7. Facendo nostre le parole di
Benedetto XVI, affidiamo il cammino di preparazione al
Congresso eucaristico nazionale e la sua celebrazione alla
protezione della Vergine Maria, venerata con particolare
fervore a Loreto, la cui statua le Chiese delle Marche
hanno accolto lungo un anno nella peregrinatio Mariae:
«La Chiesa vede in Maria, Donna eucaristica – come l’ha
chiamata il Servo di Dio Giovanni Paolo II –, la propria
icona meglio riuscita, e la contempla come modello
insostituibile di vita eucaristica»
.
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