C’è
chi
va
a
dire
in
giro
che
un
bambino
non
ancora
nato
è
solo
un
grumo
di
cellule.
Ci
si
può
spingere
a
definirlo
feto,
ma
questo
non
significa
riconoscergli
un’identità,
una
personalità,
una
dignità.
O,
al
limite,
si
può
chiamarlo
essere
vivente,
alla
stregua
di
una
pianta
o
di
un
animale.
Ma
c’è
anche
chi,
quel
feto,
lo
studia
per
comprenderlo
meglio,
e
soprattutto
per
aiutarlo
a
stare
bene
nel
caldo
bozzolo
che
è
il
grembo
della
sua
mamma.
E
a
furia
di
studiare
scopre
che
quell’ammasso
di
cellule
è
una
persona
con
un
suo
carattere,
che
vive
una
vita
molto
intensa,
sente
rumori,
gusta
sapori
che
gli
piacciono
o
meno,
vive
emozioni,
sorride,
sbadiglia,
si
succhia
il
dito,
gioca
con
il
suo
cordone
ombelicale,
si
gira,
scalcia,
reagisce
agli
stimoli,
sente
il
dolore,
avverte
la
paura... |