«Effetto nebbia»
contro la vita
di Tommaso Scandroglio
31-05-2011
Da che cosa si giudica la bravura di un mago? Da due
fattori: dalla spettacolarità della magia e dalla
difficoltà di scoprire il trucco. Questi due elementi,
parrà strano, valgono anche per coloro che si battono a
favore dell’aborto, eutanasia, fecondazione artificiale,
divorzio etc. Da una parte costoro – ammettiamolo - sono
riusciti nell’incredibile: far accettare ai più che queste
pratiche sono veri e propri diritti. Insomma cose buone
(per l’eutanasia – è vero – questo non è ancora avvenuto
ma forse è questione di tempo e di tempi). Dall’altra
hanno sapientemente nascosto i trucchetti
cultural-ideologici che hanno portato a simili
sorprendenti risultati. Questo è vero soprattutto per il
fenomeno dell’aborto, a proposito del quale qualche giorno
or sono si sono ricordati i 33 anni di vita di una legge
quale la 194.
L’occultamento del cadavere. Il fronte pro-choice
comprese e comprende bene che l’aborto è una faccenda
sporca, anzi sporchissima perché si tratta di convincere
le madri a sopprimere il loro figlio. Oltre a ciò bisogna
coprire un fatto tragico e spaventoso: in più di tre
decadi il numero di bambini che mancano all’appello supera
nella sola Italia la cifra di 5 milioni. Una delle prime
mosse poste in essere dal fronte abortista fu quindi
quella di occultare il cadavere, meglio: la montagna di
cadaveri. Operazione non agevole come è facile intuire.
Come ci sono riusciti? Alzando una cortina fumogena che
coprisse agli occhi dei più la piccola vittima. Si tratta
– come ha acutamente osservato Mario Palmaro nel suo
“Aborto & 194” – dell’effetto nebbia: è necessario non far
conoscere alle gente l’agghiacciante realtà dei fatti. In
altre parole occorreva paradossalmente togliere di mezzo
il problema “aborto” dal dibattito sull’aborto. Visti i
risultati numerici di questa strategia culturale è bene
domandarsi come i prestigiatori della vita altrui nel
concreto siano riusciti in questa malefica magia nera.
Mai mostrare cosa è tecnicamente un aborto. Questo
è il primo imperativo categorico dell’abortista, ben
conscio che contra facta non valet argumentum. Nessun
discorso sottile e dotto quanto si voglia può qualcosa
contro l’evidenza di un corpicino dilaniato dagli
strumenti chirurgici abortivi. Chi prova a far vedere cosa
è in realtà un aborto, soprattutto a vantaggio di coloro
che approvano tale pratica, immancabilmente viene fatto
oggetto della seguente obiezione: mostrare cosa è un
aborto è di pessimo gusto ed è terrorismo psicologico. La
risposta vien da sé: ma allora perché portiamo le
scolaresche ad Auschwitz? Non è anche quello terrorismo
psicologico? Per di più perpetrato su giovani e poco
critiche coscienze? E nel caso dello sterminio degli ebrei
abbiamo a che fare con un delitto, nel caso dell’aborto
invece di un asserito “diritto”, quindi a maggior ragione
non ci dovrebbero essere problemi nel mostrare cosa è.
Questa strategia dell’occultamento riverbera i suoi
effetti anche sul piano linguistico: mai parlare di
soppressione di un essere umano, neppure di aborto, bensì
di interruzione volontaria della gravidanza che scolora
nel più innocuo e blando acronimo I.V.G.
Occultare il fatto che il nascituro è un bambino.
Come riuscirci? In due modi. Primo: mai mostrare ecografie
o altre immagini del feto. In tal modo nell’immaginario
collettivo si sedimenta con pervicacia l’idea che il
nascituro è solo un informe agglomerato di cellule e non
di certo un essere umano. Negli States hanno verificato
che far vedere con l’ecografia il proprio bambino alle
mamme che vogliono abortire, e far loro ascoltare con il
sonogramma il battito del suo cuoricino, abbatte
drasticamente il numero di aborti. Secondo l'associazione
cristiana Heidi Group, i consultori dove le mamme
intenzionate ad abortire possono vedere e ascoltare il
proprio bebè registrano un calo di aborti fino al 90%. Gli
stati del Kentucky, Indiana, Ohio, Montana, Texas,
Virginia stanno vagliando proposte di legge per introdurre
obbligatoriamente la visione dell’ecografia da parte delle
donne. In Oklahoma, Alabama, Louisiana e Mississippi
questo è già obbligatorio. Oggi poi esistono ecografie in
4D leggibili nitidamente anche dai profani. Chi protesta
asserendo che così si colpevolizza la donna e la si
costringe a vivere questo dramma in modo ancora più
doloroso si potrebbe rispondere con una domanda retorica:
non si parla tanto di consenso informato? Più sai più sei
libera di scegliere. Detto ciò però è doveroso ricordare
che mostrare le ecografie del proprio bambino può essere
un boomerang nel caso in cui l’eco indichi delle
malformazioni evidenti. Potrebbe cioè essere un incentivo
per la madre a scegliere la via dell’aborto.
La donna al centro. Un altro modo per far
dimenticare che il soggetto protagonista dell’aborto è il
nascituro è quello di spostare l’attenzione da lui alla
madre. Si tratta della femminilizzazione dell’aborto, il
quale è un problema solo delle donne perché è nel loro
corpo, e non in quello dei maschi, che si svolge questo
dramma. Prova inconfutabile che questa strategia di
“distrazione” – tecnica propria dei prestigiatori più
bravi – è stata efficace è data dalla 194. Al padre
infatti è dedicata una sola riga dal testo di legge:
questi può intervenire per suggerire strade alternative
all’aborto, a patto che la donna comunque sia d’accordo
che il padre possa aprire bocca.
Non solo aborto. Queste tecniche di occultamento della
realtà sono poi applicate anche in altre battaglie
culturali. Ad esempio nella fecondazione artificiale si
tace sul fatto che il costo per avere un solo bambino in
braccio è il sacrificio di 9 suoi fratellini, secondo
l’ultimo report del Ministero della Sanità. Si tace
altresì sul fatto il fatto che contro la sterilità e
infertilità esistono altri percorsi terapeutici diversi
dalla Fivet – che terapeutica non è – ottenendo migliori
risultati, spendendo meno, tutelando maggiormente la
salute della donna e soprattutto evitando così problemi
etici assai spinosi.
Welby ed Eluana. La strategia dell’occultamento
però non sempre viene applicata. Infatti decidere se
mostrare o non mostrare una realtà emotivamente forte
dipende dalla risposta al seguente quesito: far vedere una
situazione ad esempio drammatica porterà acqua al mio
mulino? Infatti domandiamoci perché Welby è stato mostrato
più e più volte in TV e sulla carta stampata ed Eluana no?
Perché si era certi che il viso gonfio e inespressivo del
primo avrebbe catturato sicuramente più consensi rispetto
a quello di Eluana la quale sarebbe apparsa semplicemente
una donna che dorme – di notte – e che dava segni di
minima vigilanza - di giorno. Non certo un vegetale e
quindi, anche per la coscienza collettiva, non passibile
di eutanasia pietosa.
tratto da La Bussola Quotidiana |